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GRAPHIC DESIGN | Filippo Mastrocinque, architetto con la passione per le illustrazioni

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Architettura d'interni e illustrazione. Filippo Mastrocinque, classe 1975, da sempre coniuga la passione per il disegno e per l’immagine in generale e la professione di architetto.
I suoi riferimenti spaziano dal cubismo, ai manifesti pubblicitari italiani di ispirazione futurista, ai manifesti russi di inizio ‘900, alla pop art.
Nella sua professione la grafica e l'architettura dialogano e si fondono, soprattutto negli adattamenti e nelle progettazioni ex novo di interni. Le illustrazioni caratterizzano gli ambienti e lo spazio ne definisce i confini. Molte le soluzioni che sfruttano la retroilluminazione o tipologie di stampa particolari che valorizzano gli spazi.
Fabrizio, The Edgy Side, © Filippo Mastrocinque
Mi ha sempre stupito e al contempo affascinato il mistero delle capacità innate, vedere la mano che impugna la matita e, senza un retaggio tangibile di istruzione, materializza sul foglio idee, sensazioni, sentimenti. Negli anni, da autodidatta, ho cercato di sperimentare diverse tecniche apprezzandone le potenzialità e rilevandone le difficoltà. I risultati sono sempre stati quelli che può raggiungere uno che fa de sè anche se il fatto di non essere inquadrato in schemi accademici mi ha concesso grande libertà.
Paradossalmente, senza un apparente percorso, la frenesia e la velocità dei tempi moderni ha alimentato la mia passione per le illustrazioni. Tutto è nato quasi per caso. Mi capita frequentemente di pensare a progetti (diversi sono in cantiere, altri “cantierabili”) nei quali sperimentare nuove forme di rappresentazione. In uno di questi l’idea era quella di dipingere una serie di bozzetti dalle linee molto pulite e dall’impostazione pop. Contingenze di carattere pratico mi ha fatto optare per l’elaborazione digitale di quei bozzetti. Il risultato è stato molto interessante per l’immediatezza del messaggio e la semplicità delle linee. Da quel momento ho proseguito per la strada della grafica. Sinteticamente appunto un’idea sotto forma di schizzo e successivamente la elaboro digitalmente.
Tantissimi i lavori di illustrazione e di grafica. La prima serie di illustrazioni si chiama Fantanise. È un viaggio in una immaginaria città popolata da personaggi che nascono dalla semplice osservazione del mondo che ci circonda. 
Ho cercato di cogliere note caratteriali di persone realmente esistite/esistenti, famose e non, e di interpretarle conferendo loro un caratterizzazione ironica. Fantanise è un nome di fantasia nato dalla fusione delle parole Foglianise, città natale di Filippo, e fantasia.
Dopo Fantanise sono nate altre serie di illustrazioni che, in maniera quasi involontaria, si innestano in un percorso artistico in continua evoluzione. Una delle più recenti si chiama The Edgy Side, una galleria di ritratti “essenziali”.
Eduardo, The Edgy Side, © Filippo Mastrocinque
Sandro, The Edgy Side, © Filippo Mastrocinque
Links di riferimento:
www.filippomastrocinque.it

Martina Giustra  

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MODA | Fashion Award Altieri ad AltaRoma 2013

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E la vincitrice è... Claudia Danna per il Fashion Award Altieri ad AltaRoma 2013Mercoledì 13 luglio 2013.
Un tripudio di emozioni hanno calcato da passerella allestita, nel suggestivo scenario del Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia, dall’Accademia Altieri ad AltaRoma e AltaModa.
Gothic Dreams, questo è il tema che accompagna l’evento tanto atteso dai 21 studenti quest’anno. Il gotico, con il suo alone di mistero e il suo innegabile fascino, a metà tra luce e ombra, ha sempre ammaliato il mondo della moda.
Presentato da Valeria Oppenheimer e accompagnato da una super giuria tecnica, presieduta da Carlo Alberto Terranova, direttore creativo della Maison Sarli composta, tra gli altri, dal VicePresidente di AltaRoma; Valeria Mangani, la stilista di alta moda Giada Curti e il direttore di Rendez Vous de la Mode, Elio Frasca. Però questa volta la giuria non era la sola, infatti a giudicare gli abiti c’erano anche fashion blogger provenienti da ogni parte d’Italia.
Chiamato sul palco per un discorso d’incoraggiamento anche Terranova il quale, alla domanda “Qual è il suo segreto per avere successo nella vita?” ha riposto ”Umiltà e semplicità!”
La meritata vincitrice Cluadia Danna inizia il suo percorso studiando storia dell’arte, ma ben presto questo interesse si evolve nella moda e nell’illustrazione.
Il suo lavoro trae ispirazione dagli elementi naturali e dal mondo animale, attraverso l’esoterismo, l’alchimia e il simbolismo. Le sue forme, disegni e ricami hanno significati subliminali, i suoi abiti vogliono essere i talismani di chi li indossa. Nel 2012 la sua collezione moda mare ha vinto il concorso “Emozioni di Ponza” ed è risultata finalista al contest “Muuse X Vogue Talents Young Vision Award”.
A concludere la serata, anche le creazioni del talentuoso Ivan Iaboni, vincitore dell’anno 2012. 

La collezione “Metamorphosis” è caratterizzata da linee pulite impreziosite da piogge di pietre gioiello e piume. Materiali privilegiati le lane, le sete e i tessuti tecnici che vestono silhouette di eleganti geometrie e intarsi creati con giochi di trasparenze e tagli sartoriali netti e decisi. Madrina d’eccezione Alessia Fabiani che lo stilista dice di aver sempre apprezzato per la sua bellezza.

Sponsor tecnico della serata Estee’Lauder – Goods Skin Labs

Stefania Belsito   

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INTERVISTA | Marco Bassi: “l’arte oltrepassa la morte”

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“Il Royal Albert Hall era un labirinto pieno di fregi dorati e scalinate rivestite di velluto […] Amy Winehouse entrò in scena quasi subito, da sola, senza applausi e senza musicisti. C’era buio, c’era lei al centro con le sue gambe secche, gli occhi neri, un vestito giallo sopra il ginocchio e tacchi sedici di coccodrillo. Barcollava, posò un bicchiere vuoto e impugnò il microfono, sorrise”. [Viola Di Grado, Cuore cavo, pag.140]
Emy Winehouse
Amy Winehouse è morta e la può vedere solo Dorotea Giglio, la giovane suicida protagonista di Cuore cavo, l’ultimo romanzo di Viola Di Grado. Dorotea è incantata dall’incedere della cantante londinese e dal suo stile, non è il ricordo della sua voce è l’immagine stessa a emozionare. La Winehouse fa parte del gruppo di 27, è una dei sette artisti che Marco Bassi racconta nella sua personale ospite dal 13 al 25 luglio presso la galleria romana Baccina 66.
Brian Jones
Sono sette e sono entrati nella nostra vita promettendoci che si può essere liberi dagli schemi, che si può contraddire il sistema, ci hanno rassicurato con la loro musica e il loro successo ci è parso la dimostrazione che avevano ragione e poi se ne sono andati via. Persi negli eccessi e in misteri analizzati in una breve trasmissione radiofonica dal bravo Lucarelli o frettolosamente e con delle tesi azzardate da Ezio Guaitamacchi in Delitti rock, edito da una Castelvecchi che non si era ancora ripiegata nello studio della religiosità antica. Sette artisti incapaci di vivere che hanno lasciato un pubblico pronto a farli diventare, in morte più che in vita, dei veri e propri idoli tratteggiati con la china da Marco Bassi. Un percorso semplice e senza pretese, i volti di Janis Joplin e di Kurt Cobain sono riconoscibili e non cercano altre spiegazioni sulla loro vita e sulla loro morte, Bassi li omaggia con rispetto e li racconta in 27.
Curt Cobain
• Un lavoro espositivo sulla musica e sulla morte, qual è la tesi di questo progetto espositivo? 
Rock, morte violenta, suicidio, alcool, droga sono binomi che spesso collegano una rock star alla fine dei propri giorni. Per quanto riguarda le mie illustrazioni volevo sottolineare che sebbene tutte queste icone del rock siano morte a ventisette anni all’apice della propria carriera artistica vivono ancora grazie alle proprie opere. L’arte che oltrepassa la morte e rende queste celebrità immortali lasciando un segno indelebile inciso nei nostri cuori attraverso i loro testi, le loro voci le loro canzoni. Il progetto nasce comunque dalla triste coincidenza dell'età – 27 anni – in cui tutti questi artisti sono deceduti, e il fatto che la loro arte li fa sentire ancora vivi tra noi.
Janis Joplin
In quale di questi ritratti per te c’è più insofferenza? E quanta fatica hai provato nel raccontarla? 
Sicuramente nel ritratto di Amy Winehouse, probabilmente perché ho personalmente vissuto e seguito la sua nascita e crescita artistica. L’amore che da sempre l’ha tradita, la fragilità nascosta dai tatuaggi, l’alcool e gli antidepressivi. Una voce inconfondibile spezzata dal dolore. Non nascondo di aver versato lacrime venuto a conoscenza del suo decesso. Un’anima sensibile nascosta dagli eccessi. Un dono ricevuto da Dio che così giovane se l’è ripresa per allietare con le sue dolci note gli angeli del paradiso.
Jim Morrison
Oltre la musica c’è qualche altro personaggio che si è raccontato in un’altra cornice che avresti voluto inserire perché per te il suo lavoro era pura arte? 
Senza alcun dubbio Caravaggio, animo irrequieto, omicida e condannato a morte fu costretto alla fuga per evitare la pena capitale; le sue opere sono un’analisi dello stato umano, sia fisico che emotivo grazie a un drammatico uso della luce.

La grupie che vorresti avere? 
Audrey Hepburn, la più bella, raffinata attrice che – a mio parere – il mondo abbia mai conosciuto.
Jimi Hendrix
In un mondo che ha bisogno di attribuzioni esistenti anche solo in un immaginario collettivo, ma che servono a sopravvivere alla mediocrità di letture scialbe e troni occupati da colori sgargianti ed extension che perdono il loro colore degradando ogni pensiero verso il basso, un omaggio a chi ancora riesce a ribellarsi e perde di fronte a se stesso, ci ricorda che le nostre debolezze possono essere ammesse e che certi modelli, anche se imperfetti, raccontano coraggio, Marco Bassi con un tratto semplice ha delineato questo difficile modo di avere coraggio.
Robert Johnson
Info:
27
Personale di Marco Bassi
Dal 13 al 25 luglio 2013
Galleria Baccina 66
via Baccina 66, rione Monti
Roma

Rossana Calbi   

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SECRET CITY LIFE | Pietrasanta. Tentativi di fuga dal caldo milanese

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C'è una cosa che odio più di tutte al mondo: Milano d'estate

Mentre i giovani universitari felici fuggono dalla città impazzita nelle prime date di Luglio, i poveri sventurati appena entrati nel mondo del lavoro, sottopagati e sfruttati devono imparare a sopravvivere a quei 37 gradi nell'asfalto e nel cemento che caratterizzano la Milano in pieno agosto. Se la fortuna vuole che per cinque giorni alla settimana si viva dentro una ghiacciaia (tipicamente un ufficio milanese arriva ad una temperatura di 2 gradi d'estate) capita che il weekend ci si trovi immersi nell'afa micidiale di un agosto asfissiante. A quel punto che fare?

Il mio vivace e banale consiglio è fuggire da quella bolgia infernale dirigendosi verso la Toscana. 
Ok, non avete la macchina vero? Non preoccupatevi! Sfruttate il vostro fascino per accaparrarvi un amico/amica provvisto del mezzo, oppure vi consiglio di affittare una smartina su un sito low cost: "SicilyByCar".

Se volete fare le cose per bene il mio consiglio è quello di imboccare l'autostrada il venerdì pomeriggio,verso le 16:00. Si ok, dovreste chiedere un permesso al lavoro... ma sono abbastanza sicura che dato quello schifo che vi pagano il capo non se la sentirà di menarvela più di tanto.

Camera: Diana + Instant Back; Film: Instax Mini 7s
Cose da non dimenticare mai per un weekend al mare: 
  • crema anti spellamento naso (irrinunciabile)
  • asciugamano (vi prego di evitare di prendere quello da bidet)
  • costumino tattico da ridurre al minimo per un abbronzatura perfetta (buchi della cellulite possono essere in vista solo se andate unicamente con amiche in un posto isolato)
  • occhiali da sole (non tanto per fare i fighi ma per evitare di rimanere ciechi per tutta la sera successiva)
  • soldi (se non ne avete imparate la tecnica dello scrocco)
  • cellulare (non siete davvero in vacanza se non avete fatto un check in del posto su foursquare e non vi siete instagrammati mentre bevete un mojito.
e nel mio caso:
  • macchine fotografiche
  • rullini
  • batterie

Ecco. Siete pronti!
Due km di coda all'uscita di milano, due orette di Acisa e siete arrivati: PIETRASANTA.
Camera: Holga 120 CFN; Film: Lomography XR 50-200 Redscale
Ci sono diverse ragioni per scegliere Pietrasanta come meta rispetto alla più famosa Forte dei Marmi: i soldi, i soldi, i soldi, e la gente. 
Pietrasanta offre spiagge lunghe e larghe quanto Forte dei Marmi, cocktail buoni quanto quelli di Forte dei Marmi, cibo parimenti, alberghi ok e a duecento metri dalla sabbia, e il tutto ad un prezzo che è la metà. Perchè no?
Se proprio uno vuole fare il signore e fottersi lo stipendio di 650 euro (lordi al mese) tutto in una cena, può raggiungere Forte in macchina! 
Camera: Holga 120 CFN; Film: Lomography XR 50-200 Redscale
Io devo dire che mi sono trovata benissimo.
Consiglio caldamente un pernottamento a Villa Edera a duecento metri dal mare (50 euro a notte), uno spaghetto con le telline al ristorante del Bagno Cavallone (12 euro) e un ombrellone con quattro lettini messi larghissimissimi nello stesso lido (10 euro a testa).
Camera: Holga 120 CFN; Film: Lomography XR 50-200 Redscale
Sinceramente la cosa che mi è piaciuta più di tutte è stata la possibilità di passeggiare per ore in una spiaggia larga e spaziosa, respirando aria buona e scattando praticamente ogni trenta secondi. (spero vi piacciano i miei scatti)
Camera: Fisheye + Submarine; Film: Lomography Cn 400iso
Vi aspetto il prossimo mercoledì con un nuovo episodio di questa rubrica.
E se volete seguire le mie avventure più da vicino seguitemi su instagram:  "_MARGARETA_88"

Margaret Anderson  

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MODA | K-way abbraccia la collaborazione con i marchi della medusa

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L’iconica giacca zip-up K-Wayè pronta a vantare di un tocco speciale grazie ad un appeal del tutto nuovo nato dalla collaborazione tra Versus e Versace, disponibile a partire dal 10 luglio su versusversace.com e in alcuni selezionati store nel mondo.
«La collaborazione con K-Way mi entusiasma moltissimo - ha detto Donatella Versace - perché Versus Versace ha un’attitudine street. La giacca e la custodia dell’iPad sono un modo nuovo e fantastico per esprimere il look dei due brand e dare carattere ed energia agli oggetti essenziali di uso quotidiano». 

Tra l’altro la partnership con K-Way,  prevede anche collezioni capsule e progetti speciali firmati da stilisti e collaboratori appositamente invitati, che vanno a completare, integrare ed arricchire la gamma Versus Versace, ormai “no seasonal”. 
Il flagship lo si trova su www.versusversace.com, online dove la nuova tribù globale di VERSUS VERSACE si incontra e condivide contenuti esclusivi.
La giacca è dotata di una zip completamente apribile, con pattina protettiva, e di un cappuccio integrale e regolabile, con attacco para gocce. Su entrambi i lati, i loghi dei tre marchi. 
Il materiale è in poliestere leggero anti vento e stampa optical bianco e nero, elemento distintivo della nuova collezione Versus-Versace. Il “rovescio”, con cuciture nastro saldate, total black, è realizzato in Nylon Plus, con caratteristiche di traspirabilità e protezione da acqua e vento.

Di poliestere leggero anti vento e stampa optical, elemento distintivo della nuova collezione è anche la nuova custodia K-WAY per iPad di VERSUS VERSACE,  leggerissima, resistente e impermeabile, color block nero, caratterizzata dai loghi VERSUS VERSACE e K-WAY. All’interno è stata inserita la stampa optical tipica di Versace in bianco e nero con fascette elastiche per fissare l’iPad. La custodia ha una piccola apertura per l’obiettivo della fotocamera ed è dotata di una banda rigida in nylon per sostenerla in posizione orizzontale. 
“La collaborazione di K-Way con Versus Versace ci onora. Si è trattato di un’esperienza estremamente interessante, soprattutto dal punto di vista creativo. Insieme, siamo riusciti ad integrare la forza di due prestigiosi marchi italiani, con stile e autenticità.” afferma Marco Boglione, Presidente di BasicNet, la società a cui fa capo il marchio K-Way.

Mariangela Grippa   

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GIVEAWAY | magazziniassociati a Roma, il quotidiano sposa il design

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Torniamo a parlare di design e di e-commerce e lo facciamo stavolta con magazziniassociati, dal centro di Roma. 
magazziniassociatiè prima di tutto uno spazio, dove poter trovare prodotti ed opere di designers e artisti, sia affermati che emergenti. Gli ambienti sono concepiti come spazi espositivi in continua evoluzione, poiché raccolgono oggetti sempre nuovi. All'interno di magazziniassociati è disponibile anche una sezione outlet, dove trovare molti prodotti a prezzi convenienti. Abbiamo chiacchierato con la titolare di questo spazio dedito al bello, Marianna Marini.
magazziniassociati, Roma
Come è nata l'idea di aprire questo spazio nel centro di Roma, e qual è la sua filosofia?
magazziniassociati è da anni un punto di riferimento a Roma per architetti, addetti ai lavori e appassionati. Dallo scorso dicembre ci siamo trasferiti in passeggiata di Ripetta 13, a due passi da piazza del Popolo.
La filosofia è però rimasta immutata. Curiosità, passione, voglia di proporre cose insolite, curiose, che altrove non si trovano.
Selezionare aziende, designer, artigiani non contaminati dal seriale, che producono pezzi, a volte unici, nel rispetto dell’ambiente, è il nostro punto di forza. 

Come selezionate i designer, gli artisti e i loro prodotti?
Partecipo sempre e volentieri alle fiere del settore, anche all’estero ma la ricerca più interessante è senza dubbio sul campo. Mi prendo del tempo per visitare laboratori, officine, aziende che pur essendo realtà eccellenti sono poco conosciute. Questo lavoro è molto apprezzato dagli architetti con cui collaboriamo perché riusciamo a proporgli articoli nuovi, funzionali, con un buon rapporto qualità-prezzo.

Perché avete sentito l'esigenza di raggruppare e dare voce anche ai designer emergenti?
E’ una scelta voluta che ci consente anche di differenziarci  dagli altri. Ci piace scommettere sui nuovi talenti e la clientela ci premia in questo senso.
Trovo sia vincente far dialogare i marchi più noti quali Moroso, Asplund, MDF, Opinionciatti, solo per citarne alcuni, con le creazioni dei giovani designer e offrire così un’opportunità a questi ultimi per farsi conoscere e apprezzare.
Un giornalista ha definito magazziniassociati un “talent store” trovo che sia molto aderente a quello che vogliamo essere. 

Tra design e artigianato, cosa trovano i clienti in magazzinassociati?
Progettazione, arredo interni, esterni, oggettistica e anche uno spazio outlet molto apprezzato.
Oltre agli architetti e arredatori, vengono a trovarci  molte giovani coppie per le liste di nozze, proprietari di negozi, B&B, professionisti, che hanno voglia di un tocco di classe che renda le loro attività più incisive, visivamente parlando. Per questo magazziniassociati si avvale di uno staff di professionisti, in grado di supportare  i clienti per studiare soluzioni personalizzate, dalle più classiche a quelle sperimentali.

magazziniassociati, Roma
Marianna e la sua squadra sono attenti e sensibili alle novità e i brand emergenti italiani e stranieri.  Alcune tra le nuove proposte di magazziniassociati sono i prodotti di S+ Systemmöbel GmbH, brand tedesco la cui produzione è esclusivamente made in Germany. La scaffalatura Shelf, System M, componibile anche con vari elementi chiusi, è estremamente versatile grazie al design pulito ed essenziale; si adatta a tutte le esigenze di arredamento da ambienti basic a quelli più fantasiosi o sofisticati.

Sideboard, System M

Shelf, System M
FrauMaierè un brand tedesco in espansione, che in breve tempo si è fatto apprezzare in moltissimi paesi del mondo. Il successo è dovuto ad una produzione di qualità e originale di lampade da terra e da parete ma soprattutto alla filosofia aziendale: contenere i costi, produrre in casa pezzi dal design lineare e originale, avvalendosi di fornitori esclusivamente europei. La lampada Slim Sophie è un esempio della creatività del brand FrauMeier. Leggerissima, con struttura in acciaio verniciato in polvere e oaralume in chintz, disponibile in tanti colori.
Slim Sophie, FrauMeier

Da oggi inizia la collaborazione tra magazziniassociati e Design with love per il giveaway del mese di Agosto, dedicato al lighting design: protagoniste le lampade disegnate dal giovane designer Samuele Santi, by ZUUUM!
Miss Milly Ecology, Zuuum
Come aggiudicarvi Miss Milly Ecology?
Fate like alla fanpage di magazziniassociati
e a quella di Design with love

iscrivetevi alla nostranewsletter,e a quella di magazziniassociati che trovate nella home del sito.
Infine lasciate un commento a questo articolo inserendo i vostri dati e raccontandoci qual è l'ultimo pensiero prima di spegnere la luce e andare a letto.
Premieremo il pensiero più creativo!

Riferimenti:
magazziniassociati
Passeggiata di Ripetta, 13
00186 Roma
tel  0683082310
info@magazziniassociati.it
www.magazziniassociati.it

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Comunichiamo infine il vincitore del giveaway di luglio, in collaborazione con NOmadedesign. Si aggiudica Cocorico di Kidsonroof Cristina Aiello.

Martina Giustra


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FORMAZIONE | IED un campus internazionale di design

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Quale corso scegliere? È la classica domanda che ci si pone prima di iniziare un percorso formativo. Nel campo dell’arte, del design e della moda sicuramente non è da trascurare l’offerta dello IED, l'Istituto Europeo di design.
Lo IED è attivo dal 1966 con le proprie attività tutte finalizzate all’alta formazione con il denominatore legato al “design”. I corsi offerti dallo IED sono frequentati da circa 2000 studenti, di diverse nazionalità, che ogni anno scelgono questa scuola per la formazione culturale che offre.
Le aree didattiche in cui si dividono i vari corsi sono moda, design, visual communication e management lab. Un campus internazionale membro di vari enti e associazioni accademiche internazionali come Cumulus (International Association of Universities and Colleges of Art, Design and Media), ADI (Associazione per il Disegno Industriale) e AIAP (Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva). Altri accordi come partner sono stati presi con più di altre 40 università tra le più importanti al mondo e suddivise in 21 paesi. Restando in Italia, lo IED è presente nelle città principali quali Roma, Milano, Torino, Cagliare e Venezia.
E i suoi corsi sono riconosciuti a tutti gli effetti dal Ministro dell’Università, come diplomi di primo livello. La qualità dei corsi triennali offerti dallo IED è la risposta concreta ai campi dove il valore del design è in netto aumento. Ne sono un esempio la richiesta di progettazione per gli accessori di moda, arredo urbano, automobili, supporti informatici e grafica.
I corsi IED Design hanno come obiettivo quello di approfondire competenze tecniche e progettuali attraverso workshop e molteplici aziende leader nei vari settori in cui lo stesso IED stesso applica le proprie energie.
Per saperne di più il link di riferimento è www.ied.it/corsi/corsi-triennali
Roberto Arleo   
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MOSTRA FOTOGRAFICA | Helmut Newton: White woman, Sleepless nights, Big nudes

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Helmut Newton nasce nel 1920 a Berlino. All’età di 16 anni diventa apprendista di una delle più famose fotografe berlinesi, Yva, celebre per le sue foto di moda, per i ritratti e i nudi. Si trasferisce in Australia, dove conosce la collega June Brown, nota con il nome di Alice Springs, che diventerà presto sua moglie.
Insieme, nel 1957, si trasferiscono a Parigi, dove Newton comincia a collaborare con alcune riviste e per le edizioni francesi, americane, italiane ed inglesi di Vogue. Tutti si contendono le sue immagini. Sono immagini fetish, ad alto contenuto erotico, ma allo stesso tempo ironiche e dissacranti. Ed è proprio questo che troviamo in questa mostra, Newton è sicuramente tra i fotografi di moda più chiacchierati del fashion system per la creatività delle sue immagini aggressive e scioccanti.

I suoi nudi in bianco e nero, propongono l’identità della donna che emerge degli anni ottanta: una donna dedita al culto del proprio corpo, sicura di sé e consapevole del proprio impatto erotico. I corpi nudi di queste donne atletiche hanno una grande potenza espressiva, ma ancora una volta emerge il lato feticista dell’artista: le modelle sono completamente nude ma ai piedi portano delle provocanti tacchi a spillo.
Nelle fotografie di Newton ci sono spesso riferimenti autobiografici, come nell’Autoritratto con June e modelle (1981). Le figure principali sono Newton stesso, una modella nuda ripresa di schiena ma visibile frontalmente grazie ad uno specchio che le è di fronte. Accanto a loro ci sono la moglie June e una seconda modella della quale si vedono solo le gambe e le classiche scarpe con tacchi a spillo.

Ma è il senso di trasgressione e provocazione che fa parte delle sue fotografie che lo rende unico. La donna di Newton è un personaggio forte, cosciente del suo potere seduttivo e del suo ruolo di cacciatrice.
In questa mostra non troveremo nessuna scena d’amore, niente sesso dichiarato, piuttosto un’atmosfera sensuale.

Quando
Dal 6 marzo al 21 luglio 2013 

Dove
presso il Palazzo delle Esposizioni a Roma

Per Info

Stefania Belsito   

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INTERVISTA | Elena Cermaria: “Cerco di cogliere quelle sfumature che rendono giustizia alla complessità delle donne”

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L’aurea verginale si sporca del luccichio del denaro, le calze rigate delineano i ricordi di un sogno in un paese che nasconde le sue meraviglie, la pelle mantiene l’integrità del bianco e la femminilità prende i colori cupi per poi risorgere in una luce vitale che è l’arte di Elena Cermaria, artista pesarese che disegna una sofferenza intima che non vuole allontanare il dolore e lo riesce a capire poco prima che esploda. Tutto nell’arte di quest’artista autodidatta si ferma poco prima che quella fragilità sia spezzata, tutto è lento, calmo intoccabile: pura bellezza.

Nascosta dietro il nome di Amedea Morgan ha intrapreso un percorso nell’arte pop surrealista con la capacità, quasi unica, di guardare a un passato puramente italiano; il prossimo dicembre Alexandra Mazzanti la presenterà nella sua prima personale romana alla Dorothy Circus Gallery.
Eros e psyke
• Nel 2011 i tuoi lavori sono stati inseriti nella collettiva Italian Pop Surrealism: un lavoro di ricerca sulla nuova cultura italiana legata al pop presentato dalla galleria Mondo Bizzarro. Ma la tua rappresentazione artistica si differenzia dagli stereotipi iconografici del pop surrealism ricollegandosi a un mondo molto più classico. In realtà la pluralità di questa mostra ha rivelato come la cultura pop abbia diverse sfaccettature e non debba essere così facilmente inquadrabile, qual è l’aspetto pop nei tuoi lavori?
Il pop trae ispirazione e forma dall’immaginario collettivo, il pop surrealismo, in questo caso, è esattamente la trasposizione artistica di una generazione cresciuta negli anni Ottanta, immersa in tutta una serie di sollecitazioni in primo luogo visive (cartoni animati, videogiochi) che sono diventate col passare del tempo sottosuolo di una forma di iconografia collettiva, una “citazione comune” e riconoscibile da tutti i fruitori. Il lato fanciullesco, favolistico, onirico è quello che ricollega a mio avviso un po’ tutta la produzione di questo filone: i miei lavori si inseriscono proprio in questo senso in questa corrente pop; sono sempre presenti citazioni a fiabe, riferimenti mitologici o religiosi (ma sempre visti in chiave iconografica e mai fideistica) che tutti noi conosciamo. La mia Biancaneve ha l'espressione che riprende le estasi e i martirii dei santi rinascimentali, ma sempre di Biancaneve si tratta. Il primo passo verso l'iconografia popolare è la riconoscibilità del soggetto ed è su questo aspetto che io lavoro principalmente. Poi, certo il mio stile è magari più realistico di altri, ma credo che la chiave di lettura debba stare a monte. Lo stile e la tecnica devono sempre essere il mezzo per veicolare il messaggio e mai il fine.

• La femminilità è alla base della tua ricerca, le tue donne hanno un animo sfumato come i colori, mai violenti, che usi per raccontarle. Nei tuoi lavori quale aspetto dell’immaginario legato alla donna che deliberatamente escludi o eviti e perché?
Credo di non evitare deliberatamente nessun aspetto del femminile. Cerco anzi ogni volta di cogliere quelle sfumature che rendono giustizia alla complessità delle donne. Troppo spesso, infatti, mi pare che si leghi la donna a ruoli predefiniti e molto stereotipati, io sono lì a tentare di ricreare personaggi a tutto tondo che facciano trapelare emozioni, sogni, fragilità ma anche forza. Per quanto riguarda i colori, mi piace mettere in risalto le sfumature della carne, prendendo spunto anche dall’uso della luce e delle ombre dei grandi maestri del passato. a volte sono più onirica e sognante e amo molto i colori freddi, invece: i toni dell'azzurro e del verde acqua sono fra i colori che prediligo per certe atmosfere.
Saffo
• Hai una formazione antropologica e la tua attenzione artistica ne è influenzata, i tuoi prossimi lavori in mostra da settembre per la Luz De Jesus Gallery di Los Angeles, sono uno studio in miniatura dell’iconografia legata agli ex voto, quali sono altri esempi della tradizione popolare nella tua arte?
Sì, la collaborazione con questa prestigiosa galleria di Los Angeles, mi ha permesso di sondare un tema come quello degli ex voto che ancora non avevo mai toccato. Sono sempre stata affascinata da questa sorta di religiosità magica che, soprattutto qui in Italia, pervade l'iconografia popolare. È proprio da questa mia formazione antropologica che spesso attingo per la mia ricerca artistica. I temi del sacro, del mito, del magico sono quelli che più volentieri sondo. Per una seria di illustrazioni tempo fa, mi sono anche rifatta a una serie di storie popolari della mia regione (Marche, N.d.R.) sono molto legata alle storie che mi raccontava mia nonna da piccola, c’erano streghe e spiriti, e alcuni racconti erano davvero incredibili: cibo per la mente e la fantasia.
• Se dovessi dimenticare una favola annullando tutti i riferimenti che traspirano sottilmente dalla pelle delle tue fanciulle a quale riusciresti a rinunciare?
Oddio! Che domanda difficile! Davvero non saprei. Il mio studio sulle favole ha una valenza psicologica prima ancora che estetica, sono molto legata ai temi veicolati da queste storie tradizionali, perché senza alcuna censura raccontano ai bambini la vita non celando loro i temi più difficili fra cui la morte, l’abbandono, le difficoltà. Sono farcite di terrori universali che tutti noi proviamo e la lettura riesce insieme a terrorizzarci e tranquillizzarci allo stesso tempo a un livello così profondo che poche altre letture riescono a donarci. Quindi: no, non posso rinunciare a niente, mi spiace.
The sleeping beauty
Elena Cermaria non ricerca la semplice realtà, la ricopre di acqua e aspetta che emerga non più nitida, la limpidezza dei suoi occhi chiari scioglie i colori in una soluzione impalpabile in cui tutto si scioglie perdendo la propria essenza e rinunciando a tutto senza perderlo, non rinuncia a nulla e trasforma le forme in bellezza.
Ophelia gialla

Rossana Calbi    

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CHE COS'É L'ARCHITETTURA | Daniele Menichini, appartenenza al luogo

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Che cos'è l'architettura? Ho provato a chiederlo all'architetto Daniele Menichini di cui abbiamo già parlato in passato.
Ecco la definizione e le parole che ne sono emerse.
La domanda che mi faccio praticamente tutti i giorni da quando ho intrapreso lo studio e la professione di architetto è proprio questa, quella forse più banale e spontanea: "che cosa è per me l'architettura?"  quindi a forza di farmela dovrei avere la risposta pronta e sintetica, basterebbero tre parole. Invece no, ancora oggi ci sto ragionando e ogni giorno affino il mio pensiero lavorando sodo nel mio studio. Provo quindi a dare una risposta che considero temporanea e figlia di questo momento in cui la esprimo perché sono certo che l'architettura si evolve continuamente e non può essere fotografata oggi per domani. 
Progetto per un hotel galleggiante (work in progress)
Progetto per una abitazione provata (work in progress)
Progetto per una piazza sul mare (concorso)
L'architettura è… quello che si trova definito in Wikipedia? Sì, solo se uno si sofferma al primo aspetto didascalico della questione ed all'inquadramento generale della disciplina. L'architettura è invece un fatto strettamente personale di rapporto tra l'uomo e lo spazio che lui stesso immagina e costruisce per migliorare la propria qualità della vita; certo questa è una definizione molto sintetica e frettolosa, ma così deve essere perché ogni architetto è padrone del proprio modo di fare architettura e lo dimostra attraverso le proprie opere senza necessità di dover dare delle spiegazioni, non per presunzione, ma semplicemente perché solo vivendo certe situazioni si possono capire i dettagli, le atmosfere, le luci, le emozioni, i materiali, le forme e la composizione di un progetto… L'architettura è integrazione e interdisciplinarità e a me non piace sentir parlare di bio-architettura, eco-architettura, architettura del paesaggio o di qualunque architettura con un'etichetta, l'architettura è solo architettura ed in questa parola deve essere racchiuso tutto quello che serve alla vita dell'uomo; se dovessi spiegare ogni gesto architettonico con una didascalia che lo deve caratterizzare forse ci sarebbe il fallimento del messaggio architettonico stesso.
Interior design per un hotel eco-responsabile
Interior design per un hotel a Revine Lago
Progetto per un hotel in Croazia (genius loci)
L'architettura è stile, appartenenza al luogo, all'ambiente ed alla società in cui si sviluppa, è frutto del tempo in cui viene creata ed è indistruttibile ed indissolubile. Forse sono ancora troppe le parole che sto cercando di usare per definirla e forse ancora non ho trovato la risposta e continuerò io stesso a ricercare una sola parola che possa sintetizzarla, per adesso devo solo pensare che l'architettura è parte della mia vita e che ogni giorno si deve imparare a farla con lo studio, l'esperienza ed alcuni punti di riferimento. Una cosa è certa, per me l'architettura si è fermata a Bauhaus, si è trasformata in edilizia e adesso gli architetti contemporanei fanno una grande fatica a dimostrare che siamo di nuovo in piena attività ed alla ricerca di nuovi messaggi.
Walter Gropius
Le Corbusier
Renzo Piano
Adolfo Natalini
Siete d'accordo con questa definizione di architettura? Ne avete di nuove? Inviateci il vostro modo di vedere l'architettura.

Roberto Arleo   

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CITAZIONI | L’amore giovane - Ethan Hawke

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Tenero e crudele come solo l’amore sa essere. Tenero e crudele lo sarà stato anche un po’ con noi. E per questo amiamo film e libri in cui intuiamo qualcosa che ci somiglia, in cui cerchiamo un pretesto per capire noi stessi. Ultima chicca per le donnine in ascolto: sulla quarta di copertina troverete la foto di Ethan… e beh fidatevi, la lettura risulterà ancora più piacevole, prendetene atto!
Anna
Quando ero piccolo, ricordo che camminavo sempre qualche metro dietro mia madre per sembrare orfano, perchè avevo la sensazione che gli orfani possedessero una forza straordinaria per vivere.


Enrica Brescia Rerry *
A ripensarci adesso, nella mia nuova casa piena di mobili, capisco che era vero: la mia vita era cambiata. Non nel senso che pensavo io, però. Non avevo conosciuto la donna con cui sarei invecchiato. Avevo vent'anni, e prima di compierne ventuno avrei avuto il cuore spezzato.
Matteo De Leo
-Sai cosa voglio fare? –le dissi. -Cosa?- -Mi compro una macchina, una di quelle vecchie col cruscotto enorme, e ti accompagno a Nashville. Ti porto al Grand Ole Opry e ti faccio diventare una grande star del country-. -Ah si? Tu credi?- -Vivremo di fagioli in scatola e Fanta. Io mi presenterò in tutte le stazioni radio pretendendo che ti ascoltino cantare. Mi prenderanno per pazzo, ma poi entrerai tu, con indosso dei vestiti rubati… i più belli del supermercato.- -Del supermercato?- -Eh sì, saranno tempi duri-.
Susana Guillén
Oggi è Martedì. Grazie per aver cantato alla mia segreteria telefonica ieri sera. Dovresti tornare a casa presto. Quando incrocio i postini per strada, li fisso e mi chiedo se ti abbiano visto. Ho ricominciato a dormire vestita.
paola faravelli
Guardo tutti i ricordini che mi sono portata dietro dalla Francia – i pacchetti di fiammiferi, i biglietti aerei, la chiave dell’albergo - e immagino il giorno i cui i miei figli li ritroveranno in soffitta. Scenderanno di corsa a chiedermi cosa sono, e io glieli strapperò dalle zampette paffute e li sgriderò per aver fatto i ficcanaso. E penserò esattamente quello che sto pensando ora: dove sei finito? Hai incontrato tante persone interessanti?
Mao Ting Hsu
Pensai di chiamare mio padre e dirgli che col cuore non mi ero mai allontanato troppo dal Texas, e che era proprio un consiglio del cazzo.

Serena M. Caldarazzo   

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SECRET CITY LIFE | Leuca. Capitolo 1: "vacanzierando" tra imponenti fari e colorati sentieri

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E finalmente arrivò l'agognato momento in cui è d'obbligo calar le serrande del torrido ufficio. 
Cacchio, sono in ferie. Questa parola echeggia come fosse un miraggio, una piccola oasi in mezzo ad un deserto sub sahariano. La felicità ha il sopravvento sulla mia folle mania organizzativa e quindi se da un lato mancano solo due giorni alla mia partenza e ancora non ho pensato alla valigia, allo stesso tempo della valigia non me ne frega niente perché ciò che conta per me è sapere dove sto andando. 
Autore: Margaret Anderson Camera: Canon A1; Film: Lomography Sunset Strip 100; Developed E6
Sto scrivendo un po' troppo contortamente... forse è meglio se calo un po' il tono, ma è talmente sommo tutto questo gaudio che non posso fare a meno di una bella scrittura frenetica. 

Dove fuggire per le vacanze agostine? Io ho deciso di arrivare fino all'ultimo baluardo dell'italianità, fino al pizzo più estremo del tacco d'Italia. La chiamavano de finibus terrae, per me è semplicemente casa. 

Benvenuti a Leuca!
Autore: Margaret Anderson Camera: Canon A1; Film: Lomography Sunset Strip 100; Developed E6
Non vi sto a trapanare le scatole con la storia di questa ridente, antica e riesta -leggasi un po' sprezzante e schiva-  cittadina affacciata sui mari Ionio e Adriatico, mi basta dirvi che se non ci siete mai stati dovreste veramente farci un salto. 

Un grosso elemento di fascino di questa località è sicuramente il suo Faro
Autore: Margaret Anderson Camera: Canon A1; Film: Lomography Sunset Strip 100; Developed E6
Secondo più alto d'Italia, subito dopo solo a quello di Genova, il faro Leucano è un elemento ispirante del contesto urbano e chiaramente poetico... per non dire poi utile. Spesso passo intere notti a guardare quel fascio luminoso che attraversa i cieli e che per un istante sembra ricambiarmi il suo sguardo. Mi da serenità, mi fa sentire come se non esistesse pericolo alcuno. Vi consiglio di andare a visitarlo alle prime luci dell'alba o in piena notte; sono gli unici momenti in cui non vedrete nessuno nei paraggi e potrete godervi il fascino solitario di quella visita. 

Autore: Margaret Anderson Camera: Canon A1; Film: Lomography Sunset Strip 100; Developed E6
Autore: Margaret Anderson
Accanto al faro c'è un antico santuario, oggi basilica. Per arrivarci vi attenderà una scalinata di 100 e passa piccoli gradini lenti e inesorabili... i locali dicono che servano a depurarti a espiare tutti i peccati prima dell'arrivo in chiesa! Effettivamente non vi consiglio di fare questa scalinata dalle 10:00 alle 20:00 quando batte il solleone!
Se non siete morti a farvi la scalinata in salita potreste poi riscenderla tutta fino ad arrivare al paesino. Vi consiglio di seguire il sentiero sugli scogli per arrivarci. La cosa bella è che arrivereste ad alcuni punti incredibilmente colorati e molto privati come le casette dei pescatori, con le loro barche bianche e azzurre e le tristi reti giallastre, i galleggianti color mattone. 

Autore: Margaret Anderson Camera: Canon A1; Film: Lomography Sunset Strip 100; Developed E6
Autore: Margaret Anderson Camera: Canon A1; Film: Lomography Sunset Strip 100; Developed E6
Mi innamoro e mi rinnamoro di questo posto ogni volta che ci metto piede. 
Ovviamente questo non è tutto quello che c'è da vedere. Questo è solo il primo capitolo dei miei racconti salentini.
Se non avete un cavolo da leggere sotto l'ombrellone continuate a connettervi a #designwithlove ogni mercoledì.

Margaret Anderson   

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SECRET CITY LIFE | Leuca. Capitolo 2: Il magico angolo di poesia del "ponte Ciolo"

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Finalmente Milano sembra ormai un lontano ricordo. 
Spero che non mi stiate leggendo dal triste monitor del vostro ufficio alla temperatura ambiente di 1 grado con addosso i maglioni della nonna, segretamente custoditi per far fronte all'aria condizionata sparata a mille.

Vi immagino seduti sotto un'ombrellone, bevendo un mojito, ascoltando i classici tormentoni di un'estate che vorreste non finisse mai. E allora se avete tempo da perdere e voglia di leggermi, oggi vi racconto un posto per me molto speciale, legato indissolubilmente alla mia infanzia: 



Vi prego, non incominciate a giochicchiare barbaramente con il nome che richiama tristemente in gergo dialettale pugliese il membro maschile. Vi assicuro, il ponte ciolo è un luogo magico e questa battutina da infante non se la merita proprio.


Trattasi di un ponte al di sotto del quale si cela una delle più belle insenature vicino Leuca, che io abbia mai visto. L'insenatura è davvero piccola e scogliosa, l'acqua freddissima e limpidissima, e protetta da qualunque tipo di vento. Un incanto.

Per arrivarci vi tocca una lunga quanto impervia camminata su un lunga quanto impervia scalinata. Ma vi assicuro che ne vale la pena.




E' un'insenatura che per me ha qualcosa di magico. Spesso trovo pescatori verso l'alba che mi regalano sarde fresche. La gente che anima questo posto meraviglioso è molto rustica ma molto socievole dopo un primo approccio. Non vi fate intimidire dal loro modo brusco!

Ps: Chiaramente non vi consiglio di andarci in piena alta stagione... potreste trovarvi a dover litigare con un bufalo alto 3 metri e largo 6, armato di borsa frigo e figli pronti a farvi godere quelle poche ore di vita che vi rimangono... insomma... evitate agosto (se potete).

Pps: Vi prego di non seguire le orme dei giovani pazzi che si tuffano dal ponte, la maggior parte di coloro che ci hanno provato sono finiti su una sedia a rotelle per l'impatto con l'acqua. Infondo sono sempre più di 20 metri d'altezza.  (mi sento una madre lagnosa...)

 Margaret Anderson  

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ARCHITETTURA | Art Nouveau Fiorentina

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Firenze, da sempre capitale del Rinascimento. Nulla da aggiungere né tantomeno da obiettare, non foss’altro che nasconde un lato, uno stile che non ti aspetteresti di vedere: l’art nouveau, altrimenti noto come stile liberty. Firenze vista nei dettagli si scopre ancora oggi testimone di questo movimento che si fece corrente artistica tra la fine dell’800 ed il primo decennio del ‘900. 
Questo stile estroso è possibile rintracciarlo in diversi punti dello spazio urbano. Un patrimonio che, disseminato nelle varie vie di Firenze, si mimetizzi nei luoghi e nei quartieri più diversi. 
Siamo in Borgo Ognissanti, e a pochi metri dalla chiesa, troviamo il capolavoro dell’architetto Michelozzi. 

Stiamo parlando della casa Galleria Vichi (realizzata per conto di Argia Marinai Vichi) che, completata nel 1911, ancora oggi resta uno dei più importanti e affascinanti esempi di Liberty. Si caratterizza per il suo verticalismo, la straordinaria commistione di pietra artificiale, acciaio e vetro che adorna la facciata, e gli estrosi adornamenti esterni, come le aquile che tengono i lampioni e i due dragoni all'altezza della grondaia aggettante che coronano la facciata.
Le facciate laterali, contornate da fasce grigie, affidano la loro caratterizzazione, più che agli episodi decorativi, all'originale disegno delle aperture: sul lato ovest un portoncino concluso a semicerchio, con tre finestrine circolari; sul lato est, oltre a due strette aperture disposte verticalmente, un arco acuto raccorda le porte-finestre del pian terreno e del primo piano.
In via XX Settembre, nel quartiere dello Satuto, abbiamo poi il Villino Galeotti Flori, risalente al 1915. Fu una delle ultime opere dell'architetto Michelazzi, in una zona residenziale edificata da pochi anni lungo il Mugnone. Facilmente riconoscibile dalla facciata dal doppio ingresso e dal rivestimento in pietra artificiale e laterizio a vista.
In via della Robbia, alle spalle di Piazza Donatello troviamo invece il Villino Ciuti. Si caratterizza per la terrazzina decorativa all'ultimo piano e dalle numerose e dettagliate decorazioni in ceramica alle finestre e al sottotetto.
Villino Ravazzini, considerato “fratello minore” del Broggi Caraceni, si trova a pochissimi si trova a pochissimi passi dal noto villino in via Scipione Ammirato. Sempre realizzato da Michelazzi, fu terminato nel 1907. Separato dalla strada da due cancellate in ferro battuto è tra i più eleganti e rigorosi edifici liberty, andando incontro ad una crescente rivalutazione critica negli ultimi decenni.
Spostandoci in piazza Tasso e viale Petrarca, troviamo Villino Giulio Lampredi. Realizzato anche questo da Giovanni Michelazzi fra il 1908 e 1909, è caratterizzato da una facciata tripartita impreziosita dalle colonnine a sbalzo con dragoni ornamentali, dai tre balconcini del primo piano e dai numerosi dettagli decorativi.
Andiamo adesso fuori Firenze, precisamente a Calenzano, dove si trova Villa Matilde, considerata uno dei migliori esempi di architettura eclettica all'interno della produzione liberty toscana. Fu costruita dall'architetto fiorentino Dante Fantappiè ad inizio '900, avvalendosi della collaborazione di grandi artisti cittadini per la realizzazione del grande parco, che rimase però incompleta.
In realtà lo stile liberty a Firenze era molto più diffuso. Ma le guerre nel corso dei primi del ‘900 hanno abbattuto gran parte delle ville presenti in città. Nonostante tutto queste poche testimonianze fanno in modo che, lo stile ispirato al linearismo e ornati vegetali e floreali, assuma sempre più importanza e bellezza, donando alla città una piccola nicchia di arte del secolo scorso.

Mariangela Grippa   

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SCENOGRAFIA | Smonta il televisore e accendi un’idea. Firenze – Roma

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Il conformismo è il peggior nemico della creatività. Chiunque sia incapace di prendersi dei rischi non può essere creativo.
Oggi vi racconterò l’allestimento/scenografia di una manifestazione creativa ospitata già dalla città di Firenze e di Roma rispettivamente nel 2011 e nel 2013.
Protagonisti di “Smonta il televisore e accendi un’idea” sono gli “Smontatori” con i loro televisori: oggetti che, rappresentando simbolicamente la stantia tv spazzatura, diventano altro seguendo la traccia di progetti studiati precedentemente e realizzati in poche ore durante una performance artistica. Il materiale di risulta viene differenziato e smaltito secondo normativa RAEE.

La scenografia dei due eventi si arricchisce di una coreografia casuale nata dal movimento degli Smontatori che interagiscono tra di loro durante lo smontaggio e per la realizzazione dei loro nuovi oggetti, con momenti ludici e di socializzazione che contribuiscono alla valenza culturale della manifestazione stessa.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Firenze 28 maggio 2011. © 2011 Antonella Di Stefano. Tutti i diritti riservati.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Roma 12 maggio 2013. © 2013 Nadia Guidi. Tutti i diritti riservati.
La manifestazione creativa contro la tv spazzatura interseca la corrente Dada nel punto in cui l’artista, in questo caso lo Smontatore, rifiutando qualcosa, la sostituisce con un’altra, diversa, riprendendosi il ruolo di protagonista che gli è stato, gradualmente tolto, a favore di un tentativo di standardizzazione della società che la tv agevola.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Firenze 28 maggio 2011. © 2011 Antonella Di Stefano. Tutti i diritti riservati.
Cacciavite, colla, colori e vari attrezzi da lavoro hanno fatto da cornice ai televisori spenti tra le mani di artisti e non, di giovani e meno giovani, sotto lo sguardo degli spettatori che hanno avuto la possibilità di avvicinarsi agli Smontatori all’opera.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Firenze 28 maggio 2011. Telelavandino di Giuseppe Castelli. © 2011 Maria Elena Raffa. Tutti i diritti riservati.
A Roma tra gli Smontatori, anche un gruppo di attori che ha smontato un televisore con una performance di improvvisazione teatrale incentrata sul tema della tv spazzatura.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Roma 12 maggio 2013. Improvvisazione teatrale de gli “Astratti”. © 2013 Alessandro Paddeu. Tutti i diritti riservati.
Il piazzale delle Murate a Firenze e il Circolo degli Artisti a Roma hanno ben accolto la performance, offrendo una adeguata scenografia fissa.
Le Murate: monastero prima e carcere successivamente, grazie ad un progetto di recupero redatto dal Comune di Firenze e ispirato dall’Arch. Renzo Piano per conto dell’UNESCO, nato con la finalità di sviluppare soluzioni integrate di recupero urbano, si trasformano in una stratificazione verticale di funzioni diverse: residenziali, uffici, commerciali, artigianali, etc. La piazza interna ospita spesso concerti e mostre d’arte.
La scelta di questa location è stata dettata dalla metafora che lega la libertà dal carcere verso l’arte, alla libertà dalla tv spazzatura verso la creatività.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Firenze 28 maggio 2011. Le Murate. © 2011 Antonella Di Stefano. Tutti i diritti riservati.
Diversa è la storia della location Romana. Il Circolo degli Artisti è uno dei locali Capitolini maggiormente impegnati, dove performance artistiche, concerti, etc, lo rendono da circa 20 anni il punto nevralgico del Pigneto, che attrae ospiti e artisti di tutta Italia grazie ad una programmazione fitta, mirata, variegata e culturalmente interessante.
Diviso in zone, il suo giardino, permette di far interagire più eventi contemporaneamente, offrendo agli spettatori la possibilità di muoversi in mezzo all’arte e alla natura.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Roma 12 maggio 2013. © 2013 Nadia Guidi. Tutti i diritti riservati.
Una festa colorata, in cui smontare ciò che simbolicamente rappresenta la tv spazzatura e accendere nuove idee (proposte alternative), diventa un dovere sociale.
Input per una visione innovativa e dinamica della società, aperta a proporre la “soluzione” o almeno un’alternativa a ciò che si desidera cambiare; contiene un forte potenziale culturale indispensabile, contro il tentativo subdolo di erigere una società alienata, cieca e globale, magistralmente controllabile. La sua rivoluzione risiede nella fase propositiva/creativa.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Roma 12 maggio 2013. “Città industriale” degli studenti del Liceo Artistico Enzo Rossi di Roma. © 2013 Nadia Guidi. Tutti i diritti riservati.
“Smonta il televisore e accendi un’idea” è una manifestazione che accanto alla performance artistica, affianca una ricerca approfondita fatta di diverse opinioni di intellettuali, artisti, giornalisti, etc, sulla tv e sulla tv spazzatura.
Sul sito si possono ascoltare le opinioni di: Alfredo Accatino, Francesco Baccini, Oliviero Beha, Marco Baldini, Mario Balsamo, Sergio Bellucci, Stefano Boeri, Ascanio Celestini, Vito Cioce, Giampaolo Colletti, Stefano Disegni, Vincenzo Figliolo, Catena Fiorello, Jacopo Fo, Augusto Fornari, Angelo Longoni, Paola Maugeri, Loris Mazzetti, Gianfranco Pannone, Alessio Piazza, Andrea Purgatori, Vauro Senesi, Anna Simone, Matteo Taranto, Giorgio Tartaro.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Firenze 28 maggio 2011. Smontatori. © 2011 Antonella Di Stefano. Tutti i diritti riservati.
Smonta il televisore e accendi un’idea – Roma 12 maggio 2013. Smontatori. © 2013 Nadia Guidi. Tutti i diritti riservati.
Le passate manifestazioni si sono svolte:

  • 28 maggio 2013 a Firenze
  • 12 maggio 2013 a Roma.
Sto già lavorando alla prossima manifestazione in una nuova città, vi farò avere tutte le informazioni appena possibile, intanto si accettano proposte e nuove idee!

Link di riferimento

Fiorella Bonifacio    

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WHO ARE YOU | Simona Gennaro, una raccolta di attimi ed emozioni

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Simona Gennaro, nata a Messina, la bella Zancle, città in cui tuttora vive. Anche lei è stata catturata dal nostro gruppo flickr. L'abbiamo intervistata per voi.
© Simona Gennaro

• Chi sei?

Sono una studentessa di Geologia, prossima alla Laurea -finalmente, dato che la aspetto da marzo!- prossima alla partenza per la specialistica! Mi piace conoscere, sapere sempre più. Sono anche una volontaria dei Giovani della Croce Rossa Italiana e, proprio grazie alla C.R.I., ho viaggiato spesso in questo periodo per frequentare un altro corso di formazione (stavolta per “Istruttore Nazionale di Protezione Civile”). Non sono molto abituata a parlare di me stessa, preferisco ascoltare, ma farò uno sforzo. Mi piace molto fare escursioni in giro per le montagne, in mezzo alla natura, ma amo la spiaggia ed il mare. Scendo in spiaggia quando sono triste o nervosa: guardare le onde mi rende serena e mi rilassa, mi fa stare bene, credo che non potrei farne a meno. Mi sono avvicinata alla fotografia quando frequentavo il Liceo, dove il Prof. Matteo Moraci organizzava ogni anno un corso di fotografia. Era un professore di inglese, fotografo e amante di quest’arte (www.flickr.com/photos/matteomoraci). Decisi di parteciparvi e lì è scattato l’amore verso la fotografia. Cominciai ad abituarmi a girare sempre con la mia digitale nello zaino o in borsa. Ad oggi, ovviamente non sono una fotografa professionista, anzi non sono nemmeno una fotografa forse. In realtà non ho nemmeno gli strumenti “giusti”. Niente reflex. Niente obiettivi super-mega-galattici. Solo la mia Nikon Coolpix L18, uno dei regali per il mio 18esimo compleanno, ho usato anche una vecchia analogica però, e mi piace. Niente grandi strumenti però. “Poca tecnica”, questo probabilmente è ciò che penseranno molti di coloro che vedono le mie foto su flickr. Non mi importa però, mi interessa ricevere critiche costruttive ma per il resto scatto e basta. Credo che non basti la macchina fotografica di ultima generazione per fare una “bella” foto, anche perché poi si pone pure questo problema. Io non credo che le foto debbano essere “belle” e basta, che siano belle è solo un accessorio, in realtà le foto devono riuscire semplicemente ad emozionare. Devono essere il disegno di un emozione! Nelle foto che faccio c’è ciò che vedo, ma non solo ciò che vedono i miei occhi, c’è soprattutto ciò che vede la mia testa. Quindi nelle foto ci vedo me stessa e il mio stato d’animo. Forse spesso mi sono nascosta dietro una foto per non cercare di spiegare come mi sentissi.
© Simona Gennaro
• La prima cosa a cui pensi appena sveglio?
Cosa devo fare oggi? … e poi, come uno zombi, mi dirigo verso caffè e biscotti.

• Di cosa hai una scorta?
Mmmh… di matite e colori a matita!

• Una parola o un'espressione che ami? E una che odi?
“Change yourself and act!”, è il motto della campagna “Climate in Action” della C.R.I., ma lo adoro perché credo si debba applicare ogni giorno nella propria vita. 
Odio l’espressione “tanto non cambia nulla”. Non capisco perché la gente non riesca a comprendere e a credere che un cambiamento in positivo sia possibile.
© Simona Gennaro
• Di cosa hai bisogno per essere felice?
Di sentire felici le persone che amo e saperle serene.

• In questo mondo le persone si dividono in?
Oneste, leali – Disoneste.

• Un politico, una popstar o un artista che ammiri particolarmente per vari motivi?
Un politico? Non scherziamo! 
Ammiro Renato Accorinti, neo-sindaco della mia città, per le battaglie che porta avanti da sempre. Poi per il resto, anche se non sono né popstar o artisti, Margherita Hack e Mario Tozzi, in quanto grandissimi divulgatori scientifici.
© Simona Gennaro
• Il luogo più importante di casa tua?
Il giardino.

• Tre posti dove non sei mai stato e che vorresti vedere?
Irlanda e Australia, mi affascinano da sempre, e poi India. 


• Pensando all'Italia, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Meglio che non lo dica…
© Simona Gennaro
• Quale città d'Italia ti attrae per il suo ambiente creativo?
Ferrara, ma Messina non scherza. Un po’ di amore per la propria città non guasta.

• Cosa volevi fare a 14 anni?
Ahahaha… la veterinaria!

• Cosa non indosseresti mai?
I pantacollant come fossero pantaloni. I pantaloncini, non vorrei mai utilizzarli, ho un avversione.
© Simona Gennaro
• Che cos'è per te la creatività?
La creatività è ingegno e fantasia, ma forse soprattutto saper guardare il mondo con gli occhi da bambino… sempre pronti a dire “Ohhh”.

• Da cosa trai ispirazione per i tuoi progetti?
Dipende da cosa ho in mente, ma scatto senza programmare la scena. L’ho fatto solo un paio di volte, ed i risultati non mi hanno soddisfatta molto a dire la verità.

• Che definizione hai per la fotografia?
Mi viene in mente la citazione: 
"Ma che tipo di uomo sei, in conclusione?" domandò Leo.
"Sono un clown -risposi- e faccio raccolta di attimi."
[Heinrich Boll, "Opinione di un clown"]

Ecco, la fotografia è una raccolta di attimi ed emozioni.
© Simona Gennaro
• Qual è il posto dove riesci a trovare più idee?
Non so, molto dipende dal mio stato d’animo.

• Che cos'è per te il lusso?
Credo sia l’eccesso. In tutto.

• Un film recente che ti è piaciuto? Perché?
“Quasi amici”, è una splendida descrizione dell’amicizia.
© Simona Gennaro
• L'ultimo libro letto?
“Le notti bianche”, Fëdor Dostoevskij.

• Una colonna sonora delle tue giornate?
Dipende dalle giornate, passo dai Metallica alla musica classica.

• Cosa o chi consideri sopravvalutato oggi?
La tecnologia.
© Simona Gennaro
• Con chi ti piacerebbe lavorare?
Mmmh… non saprei rispondere.

• Cosa provi quando rivedi alcuni progetti di due o tre anni fa?
Rivedo me stessa in quel periodo.

• L'ultima cosa che fai prima di dormire?
Rispondere agli sms.
© Simona Gennaro
• Progetti per il futuro?
Vivere.

• Link dove è possibile vedere quello che fai o dove seguirti?

• Una frase o un pensiero per concludere l'intervista?
“Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare. I costruttori possono passare anni impegnati nel loro compito, ma presto o tardi concludono quello che stavano facendo. Allora si fermano, e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato. Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, il giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura.” - Paulo Coelho, “Brida”.

Siate dei giardinieri e curate il vostro giardino.
© Simona Gennaro

Roberto Arleo   

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LIBRI ILLUSTRATI | Mai scommettere la testa con il diavolo di Edgar Allan Poe illustrato da Giacomo Garelli

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Un romanziere […] non ha bisogno di preoccuparsi della propria morale. Si trova già lì, cioè da qualche parte; la morale e i critici possono dunque preoccuparsi ognuno dei fatti propri.

Dopo questa considerazione di Edgar Allan Poe, nelle prime pagine del racconto Mai scommettere la testa con il diavolo, dovremmo abbassare il monitor sulla tastiera.
Questa recensione non ha ragione di essere scritta e forse neanche la ripubblicazione del racconto di Poe, visto che le illustrazioni di Giacomo Garelli sono una reinterpretazione alla storia dello scrittore inquadrato nel genere gotico; una rilettura è pur sempre la ricerca di un senso nascosto e irrivelato che è portato alla luce grazie alla scoperta di un critico illuminato o al disegno di colto illustratore come Garelli.
Come non condividere le remore alla critica di Poe? L’opera d’arte è sezionata, rimescolata prima da editor altalenanti tra la ricerca di un nuovo linguaggio e il desiderio di trasformarlo in qualcosa di proprio e poi gli stessi esperti, ma stavolta dall’altra parte, sono attenti a stigmatizzare ogni parola dell’artista, perché bisognerebbe ricordarlo che uno scrittore è un artista. Ha senso che uno scrittore sensibile, capace di inventare generi letterari nuovi e di trascurare le banalità, malversato dai critici, abbia dovuto trovare il luogo per difendersi da questa pedanteria che non riesce neanche oggi ad abbandonare la congerie che ama definirsi colta.
Ed è per questo motivo, proprio per ricordare cosa è la critica per un artista che ha senso ripubblicare le opere dei grandi. Orecchio Acerbo usa una doppia lettura quella dello scrittore, ritradotto da Elena Fantasia, e quella delle immagini di Giacomo Garelli. I due autori si sposano benissimo, se lo scrittore di Boston nell’incipit del racconto dimostra di conoscere bene la letteratura a lui contemporanea, tanto da giocarci e usare quell’ironia che lui stesso non è in grado di riconoscere nei suoi lavori, così Garelli attraversa le parole di Poe e le ridipinge usando citazioni alte ritrovabili nelle opere di Magritte e Munch e visualizzando la voce narrante con il volto dello stesso scrittore.
In Marginalia, Poe scrive che “come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un’occhiata alla fisionomia dell'autore, di rado riescono a mantenersi seri”, e Garelli dimostra che non è necessario rimanere seri di fronte alla letteratura alta, forse Poe costretto da un’inestricabile depressione non poteva vedere quanto riuscisse a trasformare il serio in ironico. A denti stretti ammetteva in una lettera a un suo ammiratore: “Dopotutto potrebbe essere vero che i miei racconti siano scritti per scherzare anche se è possibile che questo scopo sia rimasto ignoto in parte anche a me”.
Anche Manganelli, storico traduttore di Poe per Einaudi, scriveva: “non credo si sia lontani dal vero supponendo che i suoi racconti del terrore fossero anche dei divertimenti” o forse questa è solo l’ennesima lettura critica assolutamente inutile all’opera d’arte, ma vedere lo stesso scrittore scavare nel cimitero profanando la tomba del suo personaggio è l’omaggio a un autore che forse per troppa empatia non riuscì a ridere del dramma che scriveva.
Il giovane illustratore anconetano sceglie l’arte surreale per una scrittura che è onirica. Tutto diventa soggettivo, ecco perché Garelli cita il Surrelismo e l’Espressionismo, e per questo tutto può essere riletto, così un nuovo scopo potrà essere ritrovato dal prossimo lettore, così come Fellini lesse e immaginò in Tre passi nel delirioil suo Toby Dammit, lo scommettitore che ci lascia la testa, come una star inglese alcolizzata, alter ego dello scrittore morto di alcolismo. Riletture, citazioni, omaggi e rimandi; forse è più importante riscoprire questo nelle opere d’arte più che le esigenze della critica e del pubblico, e non affannarci nell’individuare un fine o un’estetica condivisa.

In breve, è stato dimostrato che nessuno può mettersi a scrivere senza uno scopo assai profondo. Questa scoperta libera gli autori da tanti affanni. Un romanziere, ad esempio, non ha bisogno di preoccuparsi della propria morale”.
Se altri artisti reinterpretano Edgar Allan Poe soprattutto i critici dovrebbero rileggere Mai scommettere la testa con il diavolo e stare attenti che la propria ragione rimanga attaccata saldamente sul collo.

Edgar Allan Poe con le illustrazioni di Giacomo Garelli, Mai scommettere la testa con il diavolo, Orecchio Acerbo, pag. 52, € 15,00

Rossana Calbi

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Roberto Arleo    

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SUNDAY OF FLICKR | When the music's over

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La selezione delle immagini di oggi parte dalla frase "when the music's over", buona visione.

© Duc Phu Tran

© laurentino69

© Pixel Fantasy

© paola faravelli

© MB (la spezia)

© Andrea Cherchi

© Francesca

© Giu

© Nausicaa Fogazza

© Alexandre Schmitt

Una selezione settimanale delle immagini pubblicate sul nostro gruppo Flickr

Un brainstorming di immagini per trovare ispirazione!


Roberto Arleo    

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CITAZIONI | 1Q84 - Haruki Murakami

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Nel 1Q84 in cielo brillano 2 lune; sono rimasta con loro notti intere d’estate, dentro ampie camice da notte bianche, fresche di cotone, perché non resta che abbandonarsi a questo mondo onirico ma sfacciatamente pieno di inquietudini reali.

© fixementlhorizonmiroitant
Avvertì un forte tumulto interiore [...] Era come se qualcosa si fosse insinuato attraverso una piccola fessura e tentasse di riempire un vuoto che c'era dentro di lui da un tempo incalcolabile. Lei vi aveva proiettato sopra una luce speciale, illuminandolo.
© Daniela
Passò il resto della mattinata così, a guardare il soffitto. Non se la sentiva di fare nulla. L'unica soluzione era rimanersene lì a guardare in alto. Non che lassù ci fosse nulla di interessante. I soffitti non sono costruiti per intrattenere le persone.
© brunifia
Ascolta Tengo, adesso per un po' non metterti a pensare cose troppo complicate. [...] Godiamoci la discesa sulle ripide. E se dovremmo precipitare dalle cascate, faremo insieme una caduta spettacolare.
© Emanuele Poki
“La violenza non assume soltanto forme visibili, e non sempre dalle ferite scorre il sangue.”
© Salvatore Montella
“Per quanto uno possa riscrivere il passato, minuziosamente e con diligenza, non può modificare la propria condizione presente. Il tempo possiede la forza di cancellare uno dopo l'altro i cambiamenti artificiosi. Lì dove sono state apportate modifiche, il tempo interviene e riscrive, ripristinando il flusso originale.”
© unita36 Gennaro
“No, non do nomi alle farfalle. Ma anche senza nomi, le distinguo l’una dall’altra dal disegno e dalla forma. Inoltre, quando si dà loro un nome, chissà perché muoiono subito. Queste creature non hanno nome e vivono per un tempo molto breve. Ogni giorno vengo qui, le incontro, le saluto e faccio con loro vari discorsi. Ma, quando il tempo è giunto, le farfalle scompaiono da qualche parte, in silenzio. Penso siano morte, ma sebbene le cerchi, non ne trovo mai i resti. Svaniscono senza lasciare traccia, come se si fossero dissolte nell’aria. Le farfalle hanno una grazia incantevole, ma sono anche le creature più effimere che esistano. Nate chissà dove, cercano dolcemente solo poche cose limitate, e poi scompaiono silenziosamente da qualche parte. Forse in un mondo diverso da questo.”
© manu diana
“In ogni caso preferisco non affidarmi a ipotesi del tipo «se tutto va bene». E’ per questo che sono riuscito a sopravvivere. Almeno finora.” 

Serena M. Caldarazzo   

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