Quantcast
Channel: Design with love
Viewing all 201 articles
Browse latest View live

DESIGN | L'equazione per sognatori di Elena Salmistraro

$
0
0
“Equazioni per sognatori” è il frutto del lavoro di una giovane designer  milanese, Elena Salmistraro. Le sue creazioni hanno il sapore di poesia, richiami onirici e funzionalità allo stesso tempo. Le sue produzioni hanno colto la nostra attenzione, ma anche quella di molti al Salone del Mobile 2013, dove ha esposto le sue sedute, “4 alle 2” e “Primitive number #3” e le sue caraffe, “Experimental sequence”.

Elena Salmistraro designer.
I suoi oggetti hanno toni delicati e leggerezza, si avvicinano molto al mondo organico, sinuoso, ma talvolta anche spigoloso, dell'ecosistema naturale. Il suo bellissimo esperimento consiste quasi in una sfida: quello di avvicinare il mondo artigianale con quello industriale. 

I suoi oggetti hanno toni delicati e leggerezza, si avvicinano molto al mondo organico, sinuoso, ma talvolta anche spigoloso, dell'ecosistema naturale. Il suo bellissimo esperimento consiste quasi in una sfida: quello di avvicinare il mondo artigianale con quello industriale. 

Nella sua ultima collezione (“Esposizioni per sognatori”) le due sedute realizzate in legno e tondino metallico e le caraffe in ceramica colorata hanno in comune i numeri.  Difatti ogni oggetto è stato creato giocando su una logica numerico-matematica molto astratta, e solo veri sognatori possono cogliere qui l’inflessibile regolarità delle operazioni numeriche che assumono sembianze immaginose e romantiche. L’esperimento della giovane designer si avvicina anche al tentativo di costruire un dialogo tra il mondo matematico-razionale e quello del design più artistico, ponendo attenzione agli elementi creativi (come le grandi viti usate nelle sedute), i dettagli e la scelta accurata dei colori, non dimenticando mai la funzionalità degli stessi oggetti. Così facendo i suoi lavoro possono essere ammirati da coloro i quali amano i materiali naturali, i colori tenui, e gli oggetti d’atmosfera, difficilmente da catalogare solo nel design e nell’arte.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

Entrando nel dettaglio dei suoi prodotti, consideriamo la sua seduta a sedici gambe, chiamata 4²(4alla2). Il richiamo onirico è delicato, e si ricollega alle sedute usate nelle scuole materne. La linea è semplice e diretta. Il numero 16 è legato alle 4 gambe usualmente presenti, elevate al quadrato.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

Lo schienale in tubo metallico si unisce con la seduta puramente in legno finlandese, su cui escono 4 viti a vista circolari. Le forme sono contemporanee, la linea è geometrica, con poche curve, ma essenziali.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

La sedia “Primitive number #3” si differenzia dall’altra a partire dalla seduta: ci sono tre nastri di legno utilizzati (un pannello di multistrato di frassino e faggio), che hanno una duplice funzione, di sostegno e di sedile, curvati ad alta frequenza e tagliati limitando al minimo gli sprechi.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

Il suo nome scaturisce da un gioco di sottrazione: 4, le gambe usualmente presenti in una seduta, 1 (numero dei pannelli di legno utilizzati) è l’elemento neutro, 4-1=3, e 3 è appunto il risultato (numero dei nastri di legno utilizzati) un numero primo considerato il numero perfetto. Lo schienale ricalca quello della seduta precedente, prendendo spunto da due bandiere specchiate, è fatto in tubolare metallico cavo, ha la funzione di legante tra i tre nastri di legno per mezzo di 12 viti a vista colorate.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

Passiamo adesso al progetto delle caraffe, chiamato “Experimental sequence_carafes”, una sequenza di caraffe in ceramica colorata ad ingobbio e cristallinate. Le caraffe, tutte differenti, sono concepite come test di colore, quindi sono numerate e ad ognuna di esse è associato un nome/colore, ad esempio, colore01, colore02, colore03 etc etc. La loro caratteristica è che hanno, intenzionalmente, delle imperfezioni.  Le colorazioni sono sempre differenti e realizzate a mano, così che l’oggetto sia un pezzo unico e irripetibile, identificabile dalla numerazione. Il tutto è da legare al tentativo da parte della giovane designer di creare oggetti a metà strada tra un lavoro d’arte e un prodotto in serie, così che risalti il fascino dell’atto progettuale e creativo dello stesso prodotto di design. Ponendo l’attenzione sull’impugnatura, notiamo le viti, messi lì come se avvitassero la stessa impugnatura al resto del corpo della caraffa. Infine è stata interamente ricoperta da corda lasciata al naturale, sia per migliorarne l’impugnatura  altrimenti scivolosa e sia per conferire al prodotto finale, tramite il dettaglio, un aspetto  più suggestivo e poetico.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

I progetti qui descritti sono stati prodotti nel Gennaio 2013, e sono stati esposti al Salone del mobile.

Elena Salmistraro, designer. Equazioni per sognatori.

La giovane designer vive a Milano dove lavora, e dove continua a sperimentare le sue idee che si avvicinano al mondo organico, così da donare al mondo del design oggetti dalle forme e volumi che risentono della vicinanza tra il mondo artigianale a quello del design industriale.

Link di riferimento: www.elenasalmistraro.com

Mariangela Grippa     

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

INTERVISTA | Joseph Zinichella: “Le visioni interne sono dei paesaggi mentali”

$
0
0
Residui d'emozione
Joseph Zinichella: "Le visioni interne sono dei paesaggi mentali".
Il 2008 è un anno importante per Catanzaro: inaugura il MARCA, il museo d'arte contemporanea. Il capoluogo calabrese apre gli occhi davanti all'arte contemporanea nella sede di via Alessandro Turco: l'ex istituto provinciale dei sordomuti diventa un luogo dove rimanere in silenzio a guardare l'arte. Dal 2008 l'intera città ha smesso di pensare all'arte come qualcosa di lontano e questo ha dato l'avvio alla nascita di nuove gallerie come la TeodorArte Gallery che ha inaugurato lo scorso anno e che quest'estate ha ospitato uno degli artisti catanzaresi che raccoglie l'eredità del suo concittadino Mimmo Rotella rendendo le sue visioni contemporanee. Visioni interneè il titolo della personale di Joseph Zinichella in mostra fino al 13 settembre 2013 nella galleria catanzarese vicino a quel mare blu, colore dove Zinichella fa confluire tutto il suo pensiero astratto che racconta ricordando Proust. 

L'origine delle idee
• Erede di una storia artistica recente, l'Arte Povera e la Transavanguardia che ragioni ha ancora l'informale?
Non credo che ci possa essere qualcosa di più avanguardistico di un'avanguardia, alcune correnti artistiche a mio parere sono state forzate a esistere.
L'arte è un continuo andirivieni: si va avanti e poi si torna dietro, si recupera, si reinterpreta si riscopre. Una grande confusione dove non ci sono ragioni ben precise ma solo verità.

• Hai definito la tua tecnica Transcollage, in cosa consiste il tuo approccio materico?
Fin da subito mi sono reso conto che il solo uso del colore non poteva soddisfare la mia fantasia, e ho deciso di allargare la mia tavolozza alla sperimentazione. Così pensò chi per primo iniziò a integrare al colore un pezzo di carta su di una tela inventando il collage: un gesto emblematico che allargò il campo d'azione dell'artista dalla tela al mondo, era Pablo Picasso.

• La tua ultima mostra presso la tua città natale ha titolo Visioni interne, cosa è una visione per un artista?
Marcel Proust diceva: "Lo spirito ha i suoi paesaggi, la cui contemplazione gli è concessa soltanto un attimo". Le visioni interne per un artista sono dei paesaggi mentali, dove bisogna cogliere l'attimo giusto per farle divenire opera d'arte.


• Il colore predominante della tua arte è il blu, qual è la sua funzione nella tua visione?
Uso spesso il blu di fondo dove poi inserisco altre forme. Per me il blu è il contenitore, dei miei pensieri. Il blu è il colore dei grandi spazi, mare, cielo. Il mare ci appare come un'enorme distesa blu, ma al suo interno contiene un mondo popolato di una miriade di esseri viventi, e al di sopra del cielo ci sono un'infinità di altri mondi che nemmeno conosciamo, per questo uso il blu.




Rossana Calbi  

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

DIARY 2.0 | Quando l'amore chiama - 03

$
0
0
© brunifia
Rideva, rideva. Ma che ce sarà da ride. Che stronzo, rideva e scassava, sentire il corpo così pieno di bombe lo autorizzava a scassare tutto.
Il soggetto si chiama Mitico e da poco ha scoperto di essere innamorato; testa, sesso, affinità c’è dentro tutto; se non fosse che lei separata, stanca di unioni e con figli, si potrebbe dire che ha incontrato la donna della sua vita. Ma questo è un altro discorso.
Stanotte è ad una cena con gli amici e dopo un incontro di 10 minuti con la donna della sua vita ha cominciato a messaggiare CoreLei per sfogare la frustrazione di non poterla mostrare alla vita.
CoreLei dorme, CoreLui è brillo, è lucido e brillo.
Msg CoreLui ‘Dormi?’
CoreLei si sveglia, urta la lampada che cade e si rompe; neanche la luce.
A tastoni cerca il telefonino e invece trova la faccia di Alice che si sveglia quasi piangendo.
‘Ma che... mamma stai bene? Hai fatto un brutto sogno?’
‘No ho ricevuto un msg e non trovavo il telefonino. Mi sono un po’ spaventata’
'Fosse uno stalker', la voce di Anita, è spaventata, troppe pubblicità sulla violenza sulle donne; ‘Mamma segnaliamolo ai carabinieri, domattina andiamo e facciamo un esposto, non si sa mai. Ma scusa lo sai chi è?’’
‘Si lo so chi è, non ti preoccupare è CoreLui, è ubriaco e siccome mi ha prestato un libro che dice di amare molto, si sente autorizzato a sconfinare nella confidenza. Non ti preoccupare è innocuo e non ci vuole fare del male’
‘Sei sicura? Non è che ti sei messa in qualche impiccio e dici questo per non farmi preoccupare? Guarda che ho anche degli amici che non si fanno scrupolo a parlare con tipi del genere’
‘Ho detto che non ti devi preoccupare, e grazie per l’offerta, ma non è come pensi. Ora rimettiamoci a dormire, se ci riusciamo’
Smette di ridere CoreLui, come se avesse immaginato la conversazione tra madre e figlia, la sensibilità non gli fa difetto, ma non riesce a smettere di essere felice, un idiota, ma felice.

Mitico  

© brunifia
Dormiva. Profondamente. Lontana. Sognava, forse. Fase REM.
Un piccolo bip e lucina nella notte profondamente buia. Sonno. Coscienza.
Ha fatto bip, no... sonno, no bip, leggi. No sonno, no bip, leggi.
Il cervello continuava nel limbo alternato.
Vinceva coscienza.
Apriva gli occhi a stento. Sms luminoso: Dormi?
Risposta interiore: dormivo! Hai sbagliato tempo!
Un istante per rendersi conto che:
- aveva finito il credito (eppure aveva avvertito lo sveglio)
- dormiva
- poteva decidere.
Ok: decideva: lo faccio.
Velocemente un help dal cell: tic tic tic tic tic... "Operazione non disponibile per il cliente selezionato"
Si arrendeva.
Da un lato le dispiaceva dispiacere.
Dall'altro lato 2 piaceva sentirlo.
Dall'altro le piaceva far friggere.
Vinceva piaceva sentirlo.
Srotolava lenzuola, si alzava, apriva computer, attendeva, password, clessidra girava, attendeva, collegava: "inviare sms da web".
Minuti passavano.
Frenesia ora.
Dormiva prima, ora febbre.
Sms da web: "non ho credito, mi chiami o apro mail?"
Risposta: "Apri mail"
Apriva mail: "Ciao, sono cotto volevo sentirti, puoi tornare a dormire."

Tempra  

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

DESIGN PER BAMBINI | Design for small people - Perludi

$
0
0
Dimenticate la solita plastica colorata. Scordatevi le classiche forme arrotondate che spesso ci vengono proposte nei negozi specializzati.
MAXintheBOX
Il design per bambiniè molto di più.
Non a caso, il motto del brand di cui sto per parlarvi è Great design for small people. Si, perché Perludiè un marchio austriaco di mobili e oggettistica per i più piccoli, dove i progetti sono realizzati in maniera sostenibile e funzionale. Oltre che essere oggettivamente belli.
OSKARatWORK
AMBERintheSKY
Alla base troviamo il legno: multistrato di betulla e abete massello, proveniente da foreste certificate e controllate.
Ma la particolarità di questi complementi deriva dalla combinazione di legno e Loden, il tradizionale tessuto delle zone del Tirolo, ottenuto in questo caso da pura lana vergine, che tramite un processo particolare, si infeltrisce, diventando nel contempo più forte, resistente e idrorepellente e creando una superficie insolita e piacevole al tatto.
FLORAintheSKY
Non solo i materiali, però, sono al centro delle progettazione di Perludi. Perché chi ha a che fare con i bimbi, sa perfettamente che un oggetto non è detto che venga utilizzato sempre per la funzione per cui è stato creato. Questi mobili sono così; con forme semplici e spesso insolite, ma sempre incentrate sul bambino, che può dare tranquillamente sfogo alla fantasia e al gioco.
MAXintheBOX
AMBERintheSKY
E così nella sezione Prodotti, creati dal designerThomas Maitz, troviamo letti davvero particolari (un po’ come i nomi stessi).
C’è AMBERintheSKY; un letto a castello che sembra proprio un castello, ma anche un nascondiglio, un angolo i cui rifugiarsi e giocare in pace. Un prodotto dall’altezza ridotta che consente anche ai bimbi più piccoli di salirvi senza problemi e in piena sicurezza.
O ancora la versione FLORAintheSky, solamente in legno, ma rifinita con cuciture a vista e a contrasto in diversi colori.

Chi invece preferisce il letto singolo, ecco OTTOintheMOON, con una struttura davvero semplice che nel tempo può trasformarsi in un pratico divanetto, solo con l’aggiunta di qualche cuscino in più.
AMBERintheSKY
OTTOintheMOON
Infine, un’interessante selezione di tavoli, sedie e scrivanie, realizzate sempre con lo stesso metodo, in grado di essere sfruttate nel tempo in modi diversi. C’è OSKARatWORK, squadrato, accompagnato da una pratica panca e rifinito sempre in loden di vari colori. Ma anche Caspar, dalle gambe asimmetriche e regolabili ma mano che il bimbo cresce, fino a diventare una vera scrivania anche per adulti. E c’è MAXintheBOX. Una vero prodotto innovativo, in grado di essere sfruttato in molti modi diversi, fin dai primi mesi. Sgabello, tavolino, nascondiglio… senza limiti alla fantasia.


FLORAintheSKY

Link di riferimento:www.perludi.com

Valentina Caiazzo  

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

EVENTI | Sulle note della musica sostenibile con Vrban Ecofestival

$
0
0
La città di Verona ha accolto, dal 5 all'8 settembre, l'ottava edizione di Vrban Ecofestival, il primo festival ecosostenibile dedicato a design, food, moda...
Africa Unite © Stele Inscena x Vrban Ecofestival 8

Protagonista assoluta la Musica con concerti di rinomate band del panorama italiano ed affermati dj.
Vrban Ecofestival, organizzato e promosso dall'Associazione Culturale RETRòBOTTEGA, ideatrice anche di Arsenale Vintage Market, ha ospitato, presso i Bastioni S.Spiriti di Verona, un Eco Village curato dall'Associazione Naturalmente Verona con espositori "sostenibili".
Shopping sostenibile, cucina biologica, intrattenimento e musica!
Flower Party VrBan 8 © Stele Inscena x Vrban Ecofestival 8

Il cartellone dei concerti live è stato un successo!
La serata inaugurale di giovedì 5 settembre, ha accolto il trio dei Motel Connection, con la loro musica elettronica frutto di ricerca e sperimentazione.
Samuele, già celebre voce dei Subsonica, Pisti, dance oriented Dj e produttore di forte presenza scenica, e Pierfunk, primo bassista dei Subsonica dallo spirito funk.
Luca Bassanello VrBan 8 © Stele Inscena x Vrban Ecofestival 8

Un susseguirsi di eventi live di forte impatto: i Ridillo, dal 1973 al 2013, ben quarant'anni di musica funk-soul, sul palco di Vrban per un Flowers Party tutto da cantare e ballare.
A ritmo reggae con una delle band più importanti al mondo: gli Africa Unite ritornano insieme e accendono la notte di sabato 7 settembre. Vrban si scatena e fa il boom: forse 5000 o 6000 persone ai Bastioni S. Spirito!
Quattro giorni all'insegna di musica sostenibile con gruppi musicali e dj che, nel loro piccolo, portano avanti progetti sostenibili...
Motel Connection VrBan8 © Stele Inscena x Vrban Ecofestival 8

Vrban Ecofestival si è concluso, domenica 8 settembre, con live-show strepitosi: la band emergente Moscaburro con il suo indie sound, evocativo e suggestivo che ha lasciato il palco dell'Eco Village a Luca Bassanese, cantautore e scrittore italiano, molto attivo nel sociale, che ha ricevuto il Premio Urban proprio per i messaggi sociali che la sua musica trasmette.
Successi e ancora successi per chiudere il Festival in bellezza!
Le ultime ore di Vrban sono state infiammate dalla The Spleen Orghestra, uno spettacolare e colorato tribute show a Tim Burton.
Octopuss VrBan8 - © Stele Inscena x Vrban Ecofestival 8

Scenografie, costumi, atmosfere che hanno portato sul palco dell'Eco Festival atmosfere gotiche e brani tratti dai più celebri film del regista americano tra cui "La sposa cadavere" e "La Fabbrica di cioccolato".
Vrban Ecofestival: ogni anno originalità, creatività e altissima qualità di un Festival che ha tutte le potenzialità per diventare nazionale.
Vrban chiude tra successo di pubblico e di critica la sua ottava edizione.

Sara Biondi    

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

INTERVISTA | Alessandro Di Sorbo: "Mi piacciono le cose fatte in maniera non convenzionale"

$
0
0


Una piccola casa editrice siciliana a caccia di talenti, VerbaVolant, scopre Alessandro Di Sorbo, gli dà un divano dove far riposare la sua fantasia cavalcante e un armadio dove tenere chiusi i mostri che sbucavano dai cassetti della sua scrivania di serio ingegnere informatico. Di Sorbo inizia il suo iter nel mondo dell’illustrazione e dimostra fin dalle prime pubblicazioni un tratto delicato e un’attenzione alla costruzione dell’immagine legata all’immaginario d’oltralpe.

Di Sorbo è sofisticato e fresco, una contraddizione che non poteva suscitare l’attenzione.

 Il tuo ultimo progetto è un libro “da parati”: Il mare chiusoè l’apripista dell’ultima collana editoriale della casa editrice VerbaVolant. Il libro si dispiega, ma non viene sfogliato, si apre in un modo e si chiude in un altro. Assieme alle parole di Alessio Di Simone hai disteso un libro e chiuso il mare, ti piacciono le cose fatte “al contrario”?
Mi piacciono le cose fatte in maniera non convenzionale. In tutti i campi, dalla musica alla letteratura, i miei artisti preferiti sono tra quelli che coraggiosamente si avventurano per strade mai battute, a tracciare percorsi per quelli che verranno dopo. La ricerca e l’originalità sono, per me, componenti fondamentali della voce di ogni artista.
Il mare chiusoè stata una sfida: concepire un libro su un unico foglio tipografico che potesse essere incorniciato e appeso a parete come una stampa d’autore. Ho cercato di immaginare un’opera che avesse senso solo in questa veste: l’idea di partire dal “mare chiuso” per finire in “mare aperto” ci è sembrata perfetta.


• Sempre con Alessio Di Simone hai raccontato un Mostro nell’armadio. Chi è l’orco cattivo che spaventa la tua generazione di giovani illustratori?
Le bollette? Scherzi a parte, forse la cosa che spaventa di più in Italia è restare “giovani illustratori” a vita, senza riuscire a ottenere i giusti riconoscimenti (anche economici, ovviamente). O peggio ancora, essere costretti ad abbandonare questa carriera o relegarla a poco più di un hobby, in cambio di un lavoro che permetta di pagarsi da vivere. Molti illustratori sono riusciti ad affermarsi come professionisti in Italia solo dopo aver ottenuto successo all’estero.
Il mostro nell’armadioè stato il nostro primo albo illustrato. Ho lavorato e rilavorato molto su ogni tavola: avevo tante cose da dimostrare e tantissime ingenuità e insicurezze che temevo venissero fuori. Trovare un equilibro è stato molto faticoso, ma aprire quell’armadio mi ha costretto ad affrontare le mie paure da illustratore in erba. È stato un po’ come quando da bambino spalancavo l’armadio con coraggio per dimostrare a me stesso che non c’era nessun mostro lì dentro… o almeno non era lì tutto il tempo.

• Cosa vuol dire raccontare le parole degli altri? Cosa trovi più complesso: una copertina, un libro illustrato o un fumetto?
Raccontare le parole degli altri ti obbliga a metterti in gioco, ti fa vedere le cose da un punto di vista diverso. Ti costringe a comprenderle, farle tue e arricchirle di nuove suggestioni e nuovi significati. Sono due elementi che si fondono in qualcosa di corale: se l’illustrazione ripete pedissequamente quello che è già nel testo, o è superfluo il disegno o è superflua la parola.
Per me l’illustrazione è una commistione di linguaggi diversi – fotografia, scultura, pittura – ognuno dei quali arricchisce e caratterizza l’opera visiva a suo modo. Durante l’adolescenza passavo pomeriggi a disegnare fumetti a china, poi acquerelli, tempere, oli, tenendo le cose ben separate. Col tempo, però, ho capito che sperimentare e mescolare le varie tecniche m’interessava di più.
L’albo illustrato è sicuramente il lavoro per me più complesso perché raccoglie in sé le difficoltà degli altri, ma ha ancora più bisogno di una propria voce, un proprio ritmo e una forte efficacia visiva.

• E dopo che hai capito cosa è facile e cosa non lo è, quanto è difficile affrontare la propria pigrizia? Nel libro Voglia di lavorare… saltami addosso hai racchiuso in una copertina storie di pigrizia, cos’è che proprio non ti va di fare?
La mia pigrizia è sempre in agguato. Faccio un lavoro da ufficio durante il giorno e quando torno a casa dopo otto/dieci ore spesso alienanti devo sforzarmi per vincere l’accidia e la stanchezza e mettermi alla scrivania per un altro paio di ore di lavoro. D’altro canto questo è un forte stimolo a convogliare energie negative e frustrazioni in qualcosa di positivo per me come l’illustrazione.
La piccola storia a fumetti contenuta nell’antologia Voglia di lavorare e la copertina poi ispirata a essa erano un modo per autoironizzare e rileggere la pigrizia come nuova forma creativa, produttiva o di protesta: un nuovo modo di pensare fuori dai classici schemi lavorativi.


Link di riferimento: www.alessandrodisorbo.blogspot.it

Rossana Calbi   

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

SHOPPING ONLINE | Lovethesign, be cool, stay home!

$
0
0
Shopping online, niente di più utile, comodo e veloce!
Per tutti quelli che non possono fare a meno del bello, ma che 24 ore sono poche, ci pensa Lovethesign, sito e-commerce tutto dedicato al design!
Il sito offre una vastissima selezione di prodotti tra i più belli e ricercati, per tutte le esigenze e per tutte le tasche, e anche la possibilità di comprare a prezzi competitivi, grazie alle promozioni periodiche!
Lovethesign logo
Design with Love ha recentemente fatto un'esperienza di acquisto sul sito, grazie alla collaborazione del team di Lovethesign! Abbiamo scelto alcuni prodotti della linea Soul Mate di Alma Gemea, per la semplicità e l'accostamento dei diversi materiali: sughero e ceramiche smaltate, disponibili in diversi colori.
Alma Gemea - Soul Mate | © Roberto Arleo 2013
Abbiamo scelto questa linea di prodotti per l'accostamento dei materiali inusuale, ma molto pratico e funzionale. I due materiali possono essere separati, agevolando la procedura di pulizia e lavaggio dei singoli pezzi.
Alma Gemea - Soul Mate | © Roberto Arleo 2013
Le forme sono basilari e permettono la massima funzionalità. Se pur semplice, il sughero permette di isolare termicamente la ceramica e quindi il calore dissipato dal caffè o dalla bevanda calda, che potrebbe contenere.
Alma Gemea - Soul Mate | © Roberto Arleo 2013
I prodotti presenti sul sito hanno dei tempi di consegna diversi. Quindi potrebbe capitare di dover attendere un po' prima di poter vedersi recapitato a casa il prodotto prescelto. In ogni caso, i tempi di consegna sono rispettati perfettamente. Abbiamo provato ad interagire con il servizio clienti che é stato efficiente e tempestivo nel rispondere alle nostre domande. 
Alma Gemea - Soul Mate | © Roberto Arleo 2013
Il sito offre prodotti ricercati e di vario genere: prodotti d'arredo, complementi d'arredo e per diversi ambienti della casa, rispondendo a esigenze pratiche e a soluzioni estetiche di tutti i tipi. 
Lovethesign, ovvero un e-commerce grazie al quale si può rinnovare casa, anche con pochi prodotti ad alto contenuto di design. 
La lista dei prodotti proposti, così come quella dei brands, è in continuo aggiornamento ed è sempre possibile trovare delle novità!
Alma Gemea - Soul Mate | © Roberto Arleo 2013
Consigliamo Lovethesign perché si possono trovare prodotti di vario tipo, per tutte le tasche e con un ottimo servizio di consegna e assistenza.
E su questo non ci piove!

Link di riferimento:www.lovethesign.com


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

CITAZIONI | Soffocare di Chuck Palahniuk

$
0
0
INCIPIT:
Se stai per metterti a leggere, evita.
Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finché sei ancora intero.
Salvati.
Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti iscriverti a un corso serale. Diventare un dottore. Così magari riesci a tirare su due soldi. Ti regali una cena fuori. Ti tingi i capelli.
Tanto, ringiovanire non ringiovanisci.
Quello che succede qui all'inizio ti farà incazzare. E poi sarà sempre peggio.
Quello che trovi qui è la stupida storia di un ragazzino stupido.
© Lucas Ross

© Stefano Domenici

Il solo incipit spiazza.
Senza vie di mezzo, Chuck Palahniuk o lo si ama o fa venire la gastrite.
“Pulp” non è la parola esatta, ma è la prima che viene in mente. O forse sì.
© MB (la spezia)

Con entrambe le mani dietro la schiena, tirandosi su la cerniera della gonna, lei dice -La verità è che a me non interessa sapere perché faccio sesso con chi capita. Lo faccio e basta- dice,
«perché appena uno trova una buona ragione per farle, le cose perdono il loro fascino» [...]
E dico «Tu perché lo fai?» E lei dice «Cosa?» Tutto questo. E Tracy sorride. La gente che lascia le porte aperte non ne può più di parlare del tempo. Non ne può più della sicurezza. È gente che ha ristrutturato troppe case. Gente abbronzata che ha dato un taglio alle sigarette, allo zucchero bianco, al sale, ai grassi e alla carne rossa. Gente che ha visto i propri genitori lavorare e studiare per una vita, e alla fine perdere tutto. Spendere tutto per sopravvivere con un sondino nasogastrico e dimenticarsi persino come si fa a masticare e deglutire.
«Mio padre faceva il medico» dice Tracy. «Adesso non ricorda nemmeno più come si chiama».
Questi uomini e queste donne che lasciano le porte dei bagni aperte sanno che una casa più grande non è la soluzione. Che un compagno più attraente, più soldi e una pelle più liscia non sono la soluzione.
«Ogni cosa in più che possiedi» dice «è solo l'ennesima cosa che un giorno perderai».
La soluzione è che non c'è soluzione.
© Irina Munteanu

Cherry Daiquiri scuote la testa formando una specie di ventaglio di capelli. Si piega in avanti, poi butta la testa all'indietro facendoseli ricadere sulle spalle. -E mi sono pure tinta i capelli- dice. Con una mano recupera un paio di ciocche da dietro la testa e me le piazza davanti al naso, sfregandosele tra le dita. «Adesso sono neri» dice. «Ho pensato che era più sicuro» dice, «visto che tu mi hai detto che le bionde sono quelle più a rischio di cancro della pelle».
[...] Le faccio l'occhiolino e dico «Che ragazza sveglia».
© Luca Bortolato

Tutta questa storia della vera natura delle persone è una grandissima cazzata. Gli uomini non hanno anima. Le emozioni sono una cazzata. L’amore è una cazzata. […] Puttanate da femmine sottomesse che si riempiono la bocca di sentimenti e sensibilità. Un mucchio di stronzate soggettive ed emotive. L’anima non esiste. Dio non esiste. Esistono le decisioni e le malattie e la morte.
© Simone Ridi

© Simon Lefebvre

Per i medici, il punto che separa la cacca imprigionata dentro le viscere dall’esterno si chiama rima anale, e quando infili un oggetto oltre quel punto, puoi anche scordarti che esca da solo, senza un intervento esterno. Nel gergo del pronto soccorso, quel genere di intervento esterno si chiama estrazione di corpo estraneo dal retto.
Chiedo a Ursula se può appoggiarmi l’orecchio sulla pancia e dirmi se sente qualcosa.




Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

WHO ARE YOU | Paola Faravelli, improvvisamente mi è venuta un'idea

$
0
0
Fotografi originali dal nostro gruppo flickr, oggi dedichiamo la rubrica "Who are you" a Paola Faravelli.
Buona lettura.
All I need was love (na na na na na) © Paola Faravelli

• Chi sei?
Mi chiamo paola faravelli [in minuscolo, ci tengo] sono nata ad Edimburgo in Scozia e da almeno un milione di anni vivo a Diano Marina, un paesello come tanti sulle rive del mar ligure. 
Il mio mestiere "vero", quello con cui guadagno i soldi per intenderci, è vendere case, tristissimo, lo so. Però si può trovare un senso anche nello scrivere un annuncio immobiliare, se ti piace la scrittura, e far fotografie ad un bilocale anni sessanta, se ti piace fotografare. 
La mia libertà [che mi è costata qualche affare in meno, ma #chissenefrega] è sempre stata quella di proporre case come piaceva a me, un po' fuori dagli schemi. 
Ma insistere con questo personalissimo modello, ha fatto sì che, grazie al boom dei social network, le mie attitudini si rivelassero all'improvviso utilissime, portandomi oltre i confini del paesello in cui vivo, e ben oltre il mio mestiere di agente immobiliare.
Io trovo che la rete sia meritocratica, se vali qualcosa, vai avanti, altrimenti: puff. 
Ciò detto, mi piacciono i libri, e li leggo anche, mi piace respirare affannosamente l'aria caldissima mentre scalo in mtb il gran premio della montagna sulle mie amate colline. Mi piace la musica, ma a chi non piace? E amo il mio cane, Brasco, che quando posso porto con me.

Bloggers © Paola Faravelli

• La prima cosa a cui pensi appena sveglio?
Che bello, non sto pensando a te! [n.d.r. l'ex]

• Di cosa hai una scorta?
Tisana al finocchio.

• Una parola o un'espressione che ami? E una che odi?
Blandamente.
Ma anche no.
Chi non ha scarpe © Paola Faravelli

• Di cosa hai bisogno per essere felice?

Di una giornata in giro per la Liguria a far fotografie.


• In questo mondo le persone si dividono in?
Quelli che cantano a squarciagola in macchina e quelli che invece no.

• Un politico, una popstar o un artista che ammiri particolarmente per vari motivi?
Come politico mi è piaciuto Hollande per come ha portato avanti la questione dei matrimoni gay. In generale ammiro i personaggi pubblici che si battono per qualcosa correndo il rischio di essere travolti dal dissenso del pubblico pagante. 

Come flight with me © Paola Faravelli

• Il luogo più importante di casa tua?

Il tappeto della sala, è lì che vivo.

• Tre posti dove dove non sei mai stato e che vorresti vedere?

New York, Stoccolma e tutti i posti che sembrano alla fine del mondo.


• Pensando all'Italia, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Casa mia.
Foto da cesso © Paola Faravelli

• Quale città d'Italia ti attrae per il suo ambiente creativo?
Nessuna in particolare, oggi con il web si può lavorare con chiunque da qualunque posto del mondo [vedi i progetti di Mikaela Bandini partiti da Matera]. Sono le persone a fare la differenza.

• Cosa volevi fare a 14 anni?
Volevo fare Raffaella Carrà.

• Cosa non indosseresti mai?
Una minigonna e le scarpe con il tacco [motivo per cui non sono riuscita a fare Raffaella Carrà].
Gabbiani © Paola Faravelli

• Che cos'è per te la creatività?
Interrompere tutto, ma proprio tutto, perché improvvisamente mi è venuta un'idea.

• Da cosa trai ispirazione per i tuoi progetti?
Le persone e le loro storie sono fonte di ispirazione, ma in maniera particolare mi piace mischiare i linguaggi. Io credo che ovunque si possano trovare spunti interessanti, spesso è solo la piattaforma "sbagliata" a rendere invisibili dei messaggi fantastici.

• Che definizione hai per la fotografia?
In generale un'arte, la capacità fare proprio un attimo e regalarlo all'infinito. Per me, invece, il culo di schiacciare il pulsante* [otturatore] al momento giusto.
L'appendice © Paola Faravelli

• Qual è il posto dove riesci a trovare più idee?
Al bagno! Assolutamente. *avevo scritto cesso, ma mi pareva brutto.

• Che cos'è per te il lusso?
Non chiedere il prezzo.

• Un film recente che ti è piaciuto? Perché?
Io che adoro i film, non so cosa scrivere. Ho visto Molto forte, incredibilmente vicino. Bello, ma il libro di più... Quindi ti rispondo: American Life, di Sam Mendes. Ha quattro anni, spero valga ugualmente. Mi è piaciuto perché è on the road, e io adoro i film on the road, perché racconta in maniera leggera [ma non troppo] di cose in cui potersi riconoscere, perché gli attori e il regista sono speciali. E soprattutto, lo ammetto, perché finisce bene!


• L'ultimo libro letto?
Sto leggendo Il metodo della bomba atomica, di Noemi Cuffia, nota in rete per il suo blog letterario "Tazzina di Caffé". A differenza di American Life, dove tutto scorre, qui ogni frase [forse ogni parola] è ricercata, intensa, sofferta. Mi piacerebbe saper scrivere come Noemi.
La pettinatrice © Paola Faravelli

• Una colonna sonora delle tue giornate?
Da parecchi anni la mia colonna sonora è un mix di pezzi scelti random da itunes. Da qualche mese è diventata un mix di autori, scelti da me su spotify. E quando dico mix, intendo che in ufficio, Mariarosa [la mia socia] ed io, passiamo da Jacques Loussier a Caterina Caselli senza battere ciglio.


• Un sito che tutti dovrebbero visitare?

Io giro solo tra i blog, i siti vecchio stile magari in flash, esistono ancora? Comunque non saprei, sono assolutamente random, spesso mi lascio affascinare da un link che intercetto su twitter, non ho preferenze particolari.

• Cosa o chi consideri sopravvalutato oggi?
Trovo sopravvalutati alcuni di nuovi guru del social marketing. Spesso riciclano nozioni di psicologia di vendita che da noi in Italia sono arrivate negli anni novanta, ma che in America esistono dagli anni cinquanta. 


• Un aneddoto indimenticabile legato alla tua attività?
Beh, proprio indimenticabile non so, io certamente non me lo scorderò più. La volta che ho sbagliato il prezzo di una villa di un milione di euro, con il possibile acquirente che in un orecchio mi sussurra, ma lei mi aveva detto... Naturalmente ho negato tutto! Comunque la villa non valeva la cifra richiesta dal proprietario.
Leaving on © Paola Faravelli

• Con chi ti piacerebbe lavorare?
Siccome mi piace molto scrivere, il mio sogno sarebbe incontrare un bravo editor. Mi è piaciuta molto Dalia Oggero che ho sentito con Marcello Fois ad Anteprime 13.

• Cosa provi quando rivedi alcuni progetti di due o tre anni fa?
Spesso li trovo bellissimi, addirittura come se non li avessi pensati io!

• L'ultima cosa che fai prima di dormire?
Mi metto il bite, perché digrigno i denti.


• Progetti per il futuro?
Al di là della mia agenzia immobiliare, penso a qualcosa di pragmatico come migliorare nel mio nuovo "mestiere" di relatrice in ambito utilizzo dei social network [in particolare di twitter], e qualcosa di più supersonico come scrivere un libro. La fotografia non è un progetto, perché ormai fa parte del mio essere paola.

Tutto ciò che conta © Paola Faravelli

• Link dove è possibile vedere quello che fai o dove seguirti?
Faccio talmente tante cose, che la cosa più semplice è il link ad about me: www.about.me/paolafaravelli e quello di twitter: www.twitter.com/paola_faravelli

• Una frase o un pensiero per concludere l'intervista?
Ho sempre letto, soprattutto nei mantra in power point che ricevevo a natale [dopo aver mandato affanc... chi me li spediva, ora non li ricevo più], che l'importante è credere nei propri sogni, ché solo così si potranno realizzare. Ma ho sempre pensato che fossero parole prive di significato, invece era solo sbagliata la piattaforma di diffusione, perché questa è l'unica verità assoluta in cui continuare credere, nonostante i power point!


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

SCHELETRI D'AUTORE | Egon Schiele, il nudo al di la dell’anima

$
0
0
Nessuna opera d'arte erotica è una porcheria, quand'è artisticamente rilevante, diventa una porcheria solo tramite l'osservatore, se costui è un porco.
Egon Leon Adolf Schiele, meglio conosciuto come Egon Schieleè stato un pittore e incisore austriaco; svincolato da qualsiasi corrente artistica, è comunque considerato uno dei più tipici espressionisti europei.
Questi parte dal decorativismo di Klimt – che considera suo padre spirituale – irrigidisce successivamente la linea trasformandola nel mezzo più efficace per rendere il suo “io”altamente tormentato attraverso una visione del mondo in cui tutto è destinato alla decadenza, in cui tutto – come lui stesso sostiene – è “morto”.
Lo spazio è totalmente occupato dal vuoto: una sorta di tragica dimensione esistenziale dell’uomo, in continuo conflitto tra la vita e la morte. Con lui il colore va acquisendo una propria autonomia – lontana dalla realtà – e da al corpo una fisicità assurda promotrice di un’aggressiva distorsione fisica.
In questo modo la sessualità diventa ossessione erotica provocando non pochi problemi e assumendo un’altissima tensione emotiva: nel 1912 infatti, Egon è accusato di aver sedotto una ragazza di quattordici anni; viene incarcerato con l’accusa – di cui verrà a conoscenza solo a fine processo – di aver soltanto esibito le sue opere, considerate pornografiche dalle autorità dell’epoca.
I giorni trascorsi in cella, tuttavia, si trasformano in un’esperienza traumatica. Schiele decide di tornare a Vienna: qui, grazie all’aiuto del suo mentore Klimt, riesce a tornare alla ribalta sulla scena artistica: le opere di questo periodo sono numerose, si muovono dal ritratto alle figure nude caratterizzate dal noto disegno marcato e dal tratto rigido e sicuro, per alcuni quasi violento.
Egon Schiele, Nudo femminile, 1914
Nel 1914 sposa la sua ultima musa, Edith Harms. Il matrimonio gli dona serenità e cambia il suo stile artistico segnando il ritorno verso una rappresentazione più naturalistica.
Il 1918 è l’anno della fama: alla morte di Klimt è considerato il più grande pittore artistico, ma la sua carriera viene stroncata da un’epidemia di influenza spagnola e, nell’ottobre dello stesso anno – tre giorni dopo la moglie – muore all’età di 28 anni.
Egon Schiele è uno dei pittori più interessanti e ispirati del secolo, uno dei pochi in grado di superare lo sperimentalismo e raggiungere l’opera d’arte vera e propria. Forse la brevità della sua vita – impedendo l’ulteriore sviluppo della sua capacità pittorica – non ha permesso l’istantanea comprensione dell’effettivo valore di un’artista che, oggi, è totalmente affermato.


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

MOSTRA FOTOGRAFICA | Curiosando negli armadi dei Deejay

$
0
0
Tra musica e fotografia, moda e style… Tutto all’interno di un armadio!
Progetto Calabiana Milano, dal 30 ottobre, apre le porte della mostra fotografica Deejaynellarmadio, che vedrà voci e volti di Radio Deejay aprire i loro armadi davanti all’obbiettivo del fotografo milanese Pietro Baroni, già autore del progetto fotografico Milan Closets, vincitore di un Honorable Mention Prize, all’International Photo Awards 2012.

Un percorso fotografico nato da un’idea di Gianluca Vitiello, che ha unito la sua passione per la musica con quella per la moda e le culture urbane, dando vita ad una esposizione che racconta in modo assolutamente inedito un luogo quasi mistico: la cabina armadio dei deejay della Radio.
L’idea prende vita dal blog di Gianluca ed offre una vetrina originale e curiosa sull’incontro tra linguaggi differenti: la moda e la musica, con un’attenzione particolare anche all’arte contemporanea come la street art, i linguaggi urbani e il design.

Si entra in un grande armadio e si curiosa il suo contenuto! Un armadio che racconta la moda attraverso opere fotografiche inedite scandite dalla musica. Ogni abito, ogni colore descrive la personalità di ogni dj raccontando così uno stile.
Nel grande armadio di Deejaynellarmadio si troveranno elementi curiosi e bizzarri, unici ed inimitabili come proprio le voci dei protagonisti di Radio Deejay.
La mostra è aperta al pubblico fino al 15 novembre 2013.

Progetto Calabiana Milano
Via Arcivescovo Calabiana 6 – Milano
www.progettocalabianamilano.com | www.deejaynellarmadio.it


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

IN VESPA | Peloponneso, Giorno 1

$
0
0
"In vespa" è il nome della rubrica in cui ho intenzione di raccontare le mie esperienze di viaggi solitari, con relative storie, esperienze e link radio. Si parte.
© Luca Occhilupo

Non si può nemmeno immaginare com’è il mare di notte, qui, su un traghetto in mezzo al nulla del Mediterraneo. Il mare di notte visto dal ponte di questa “Penelope” che mi porta al mistero. E il mare, di notte, proprio il mistero porta con sé. Quella schiuma bianca bianca che si forma sotto la chiglia di questo arrugginito gigante del mare, quello spruzzo che insulta l’acqua nera della notte. Non si può spiegare l’effetto che fa, si deve vedere, ci si deve affacciare, guardare in basso e fissarsi su quelle onde che vanno a sbattere sul resto dell’oceano, calmo e profondo. L’ho fatta una foto, ma la macchina non riesce a intrappolare i suoni, né i profumi salati, né le luci buie che creano il tutto, tutto il mistero della vita.

Qui sul ponte, dove la vita e le luci pulsano, nessuno si accorge del silenzio che c’è a pochi metri, o forse fanno solo finta di non accorgersene, così presi dal silenzio delle loro parole alcolizzate.
Ho conosciuto Fabio, un portatore di handicap che senza gambe e in una panda blu 4x4 ha fatto il giro del mondo, e si stava imbarcando per Igoumenitsa, per poi Turchia e Katmandu. Ho conosciuto lui e, con lui, tutta la voglia che si può avere di affrontare la vita senza piangersi addosso, senza il rimpianto.
© Luca Occhilupo

Mi sono appassionato alla storia di Pelope, eroe mitologico che dà il nome a questa terra che proprio oggi si è ribellata, al solo sapere che sto andando a scoprirne i suoi segreti millenari, forse? È gelosa che qualcuno possa prendere a prestito la sua intimità per raccontarla al mondo? Ha vibrato, irata, per tutti i desideri che gli uomini nascondono verso di lei, come una donna che, più fascinosa che mai, odia gli sguardi che automatici si posano sul suo corpo abbronzato e pulito, vogliosi di spogliarla e possederla.
Ma come la donna, neppure la terra può essere posseduta, ma solo accompagnata, portata a braccetto senza chiedere, senza pretendere di averla, solo sperando che venga noi concesso, noi poveri uomini, noi poveri mortali, un bordo delle sue labbra scure, un panorama dei suoi occhi accesi dal fuoco del sole, un sorriso bianco diretto verso il nostro, che ci sforziamo di farla ridere. Stai calma terra, mi avvicino piano e piano vengo a conoscerti, non voglio farti male, né sporcarti, e non voglio farmi male, né sporcarmi. Concedimi le tue dita “rosee”, aprimi la strada ai tuoi boschi in discesa verso il mare che t’incornicia, i tuoi monumenti non li voglio scalfire, ma solo sfiorare con lo sguardo, incantami, fatti desiderare da chi sa stare al suo posto seppur eccitato.
© Luca Occhilupo

All’alba di fronte a me ho Cefalonia e, dietro di lei, le tenui luci dell’alba si fanno spazio tra le sue colline boscose, andando ad appoggiarsi su questo mare piatto che pian piano si copre di luce. Non si pensa a nulla in momenti così e voglio che di momenti così siano fatte queste due settimane.


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

WHO ARE YOU | Manuela Diana, associare stimoli apparentemente eterogenei

$
0
0
© Manuela Diana
Manuela Diana nata a Belluno, classe '77, vive a Bologna da 15 anni, da qualche mese ha deciso di andare a abitare in campagna nei dintorni di Bologna. Lavora da parecchi anni nell'ambiente del teatro di prosa in produzione e soprattutto va in tournée con varie compagnie teatrali come tour manager. La passione per la foto nasce fin da bambina, affascinata dalla reflex appartenente a suo padre. Spinta da un parente fotografo compra la sua prima reflex digitale 8 anni fa e da allora non ha mai smesso di scrutare con il suo terzo occhio il mondo che la circonda. Ama la fotografia di scena, che sia teatro o musica, e il backstage, concepisce la foto se abitata da persone, ma cerca l'umanità anche nei paesaggi.
La rubrica Who are you oggi è dedicata a lei!
© Manuela Diana
• La prima cosa a cui pensi appena sveglio?
Nutrire le galline del mio pollaio.

• Di cosa hai una scorta?
Cartine.

• Una parola o un'espressione che ami? E una che odi?
Sole. Te l'avevo detto.
© Manuela Diana
• Di cosa hai bisogno per essere felice?
Di me stessa.

• In questo mondo le persone si dividono in?
Fanatici egoisti e "umili" lavoratori.

• Un politico, una popstar o un artista che ammiri particolarmente per vari motivi?
Ericailcane.
© Manuela Diana
• Il luogo più importante di casa tua?
La cucina.

• Tre posti dove dove non sei mai stata e che vorresti vedere?
Cina, Birmania, Ande.

• Pensando all'Italia, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
La fantasia in cucina (giusto per pensare in positivo…).
© Manuela Diana
• Quale città d'Italia ti attrae per il suo ambiente creativo?
Napoli.

• Cosa volevi fare a 14 anni?
Viaggiare.

• Cosa non indosseresti mai?
Gambaletti (color carne)!
© Manuela Diana
• Che cos'è per te la creatività?
Associare stimoli apparentemente eterogenei

• Da cosa trai ispirazione per i tuoi progetti?
Umanità.

• Che definizione hai per la fotografia?
È un altro occhio interiore.
© Manuela Diana
• Qual è il posto dove riesci a trovare più idee?
La strada.

• Che cos'è per te il lusso?
Concedersi privilegi rari.

• Un film recente che ti è piaciuto? Perché?
Django Unchained perchè è un capolavoro catartico!
© Manuela Diana
• L'ultimo libro letto?
Il più grande uomo scimmia del Pleistocene

• Una colonna sonora delle tue giornate?
Andrea Cola, Blu.

• Un sito che tutti dovrebbero visitare?

• Cosa o chi consideri sopravvalutato oggi?
Giovanni Allevi.
© Manuela Diana
• Con chi ti piacerebbe lavorare?
Andrzej Dragan e Nobuyoshi Araki.

• Cosa provi quando rivedi alcuni progetti di due o tre anni fa?
Ricordi.

• L'ultima cosa che fai prima di dormire?
Leggere Dago.

• Progetti per il futuro?
Continuare a stare bene.
© Manuela Diana
• Link dove è possibile vedere quello che fai o dove seguirti?

• Una frase o un pensiero per concludere l'intervista?
"Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene."  Ansel Adams.

Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

INTERVISTA | Murder Farts: “Le predilezioni uccidono l’arte”

$
0
0
Quando ancora l’underground era da ricercare e il pubblico doveva scovare i linguaggi “diversi” che sarebbero esplosi grazie al web, Murder Farts creava già i suoi mostri. Attivo dagli anni ’80, la sua espressione è condizionata dalla musica da cui trae ispirazione per plasmare le sue creature.

“666% Proud to be a Monster”, Murder Farts è orgoglioso della sua capacità di essere discorde, di esprimersi con una modalità che è contraria al senso estetico comune e che dichiara le sue radici in ciò che è ha generato il mondo lowbrow.
Dopo la partecipazione per cinque anni a Crack! Fumetti dirompenti, Murder Farts occupa di nuovo il Forte Prenestino: i suoi mostri realizzati con Wolfenstein sono i premi delle diverse sezioni del festival horror indipendente, Interiora.
• Le tue sculture polimateriche attingono tutto il loro substrato dalla musica punk, quale gruppo ti spacca i timpani quando lavori ai tuoi mostri?
Trovo generico e riduttivo parlare solo di punk. in realtà la mia ispirazione è in molti generi che orbitano tutti attorno al R’n’R degenere e perverso, quindi non esiste una sola band preferita, e in genere i timpani me li spacca la musica che mi fa schifo, non quella che amo.
• Oltre alla musica nei tuoi lavori c’è una ricerca dei materiali e una predilezione per la trasformazione in altro, quale artista trovi vicino in questo processo di evoluzione dall’oggetto alla realtà artistica?
Lucifero.
• Il tuo progetto artistico è legato alla lowbrow art, raccontaci quali esponenti italiani del movimento ti interessano maggiormente.
Come per la musica, non ho riferimenti fissi. Il mio interesse è immediato, le predilezioni uccidono l’arte.
• Interiora, l’Horror Festival che festeggia Halloween al Forte Prenestino di Roma, premia i vincitori delle sue categorie artistiche con le tue opere, raccontaci il tuo Interiora?
Per la precisione i premi di Interiora sono frutto di una collaborazione a quattro mani con l’artista Wolfenstein: nel dettaglio, lui costruisce la parte in metallo, io quella bio-plastica, e dalla fusione infernale prendono vita i premi. Questo è già il secondo anno che partecipiamo anche con un’esposizione, e per questa edizione abbiamo organizzato uno spazio-mostra all’interno del Forte Prenestino, il “Monster ’n’ Roll Bar”, che quest’anno ospiterà due artisti che hanno a che fare con il mondo dei custom monsters, sono Giampo Coppa e The Archvillain, rispettivamente di Torino e Milano; per quest’anno io e Wolfenstein ci siamo occupati anche di selezionare le band che suoneranno la sera del 31: i Muhtzi Mambo da Firenze, i Retardead Rebels da Milano e i Sunglasses After Dark da Roma, inoltre nel “Monster ’n’ Roll Bar”, sventramenti musicali a cura di Tuttifrutti Apocalypse e Wolfenstein per tutti e tre i giorni della manifestazione.
Link di riferimento: www.murderfarts.blogspot.it


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

DIARY 2.0 | La riunione sindacale - 09

$
0
0
© brunifia
Dentro la macchina blu la grande assente Tempra-Maria-Gioia-Corelei parla a se' stessa rimproverandosi di quanto la sua voce fuoriesca stridula quando parla al telefono: deve essere la limitazione delle onde magnetiche. Quasi si odia... inoltre ha quella cosa che le rode dentro. Decide di inviare un sms con grandi aspettative, conscia che il silenzio fino ad ora sulla ristrutturazione in atto possa compromettere qualcosa tra lei e il fedele sostenitore. Mentre sta per inviare, il semaforo decide per lei e il dito si blocca sull'invio, sull'attesa e il silenzio contingente.
Meglio parlare e guardare quegli occhi blu chiari e elargire una verità nascosta relativa. E così riparte con il proposito di affrontare il suo Mitico-Fortunato-Lento-Corelui, ma solo dopo aver sentito la descrizione dettagliata della lunga partita sordomuti e ciechidenocchio. Decide di non pensarci più infilandosi in un pomeriggio di salti e pesi e sudate e allungamenti e asciugamani bagnati. Più tardi ritorna ai fornelli a spadellare due hamburger freschi, un tazzone di orzo nero bollente e finalmente si perde nella visione di un film con il fico di turno Ben Afflec, rapinatore dal cuore tenero che si innamora del suo ostaggio bancaria. Bendata lei suscita l'invidia di Tempra - Maria Gioia - Corelie che immagina simili giochi in ben altre situazioni, con Mitico-Fortunato-Lento-Corelui.
Stanca delle sparatorie apre il computer con la convinzione che nulla avrebbe piegato l'allegro scrittore sui tasti alla rincorsa dei propri pensieri: scorre avida tutte le mail pubblicitarie e all'improvviso lo sconosciuto chattaro Mitico compare nella lista nera.
Salivazione sale e sfarfallio nella pancia (anche più in basso, ma decide di non sentire). Legge, spalanca gli occhi, si rapisce nell'alfabeto bizzarro che restituisce un impavido e rinnovato Buccheriscrittorefolle che dà teatro delle sue doti e lascia la fantasia violare il confine del manifesto comunismo per lanciarsi nel cambiamento.
Diario - Assenza riunione sindacale Tempra
© brunifia
Oggi si è svolta la partita amichevole tra sordomuti e ciechidenocchio.
La scarsa pubblicità dell'evento ha causato l'assenza di molti dei protagonisti attesi.
Tra tutti spiccava l'assenza di Tempra-Maria-Gioia-CoreLei.
La fatale e provocante giocatrice dei ciechidenocchio provocava sconcerto non solo tra i suoi compagni di squadra, che hanno dovuto fare a meno della parte più consistente dell'attacco, ma tra tutti i partecipanti all'evento, pubblico compreso.
Dopo 5 minuti di lagne, tutti i presenti si rivolgevano all'anziano difensore, suo compagno di squadra, Mitico-Fortunato-Lento-Corelui, chiedendo notizie sulla causa dell'assenza della tanto fotogenica giocatrice.
* Un cronista di rosa, presente all'evento, notava e annotava, un curioso modo di rivolgersi all'anziano difensore sull'assenza della Tempra-Maria-Gioia-CoreLei, come a sottintendere una qualche relazione tra i due.
L'osservazione del cronista partorirà il giorno dopo un titolo a 6 colonne nella pagina rosa Tempra-Maria-Gioia-CoreLei aspetta un bebè da Lento-Andrea.
Ma torniamo alla cronaca.
Dopo uno squallido riscaldamento fatto con stupite battute sull'ovvio di centrocampo, Piglio-VedoMale-Antonio esordiva con un invito al suo compagno di squadra Harry-VedoBene-Stefano a correre sulla fascia della futura ristrutturazione.
Ma subito veniva intercettato dal giocatore dei ciechidenocchio Abbello-cchiappotuttoio-Davide che non poteva fare a meno di (esultare) inseguirlo correndo e urlando a squarciagola (con un) 'No, 3x3 fa 9'.
Ma Harry-VedoBene non si faceva intimorire, e seppure rammaricato reagiva correndo, palla al piede (Vivogliobene-Manonricordo-Stefano) in direzione della porta avversaria, dove però lo aspettavano, senza la dovuta concentrazione, ben due giocatori dei ciechidenocchio.
Panino-Soldino-Gabriele tentava di fermarlo per parlare, ma Harry-Vedobene chiamava in suo aiuto Piglio-VedoMale affidandogli l'incarico vicario di rincoglionirlo lui di chiacchiere, continuando a correre verso la porta.
Ma al limite dell'area di rigore, cos'è? Un ombra melliflua s'insinua a spirale in campo. Sembra minaccioso, forse è un Grunt, ma quando si alza dall'erba tutti possono riconoscere ed acclamare il più quotato centrocampista del campionato Kossiga-Tiperforoconlosguardo-Guido che sembra in grado di fermare l'azione di Harry-VedoBene.
Ma invece di intercettare la palla Kossiga-Tiperforoconlosguardo, con un piatto (maldestro?) allunga la traiettoria della palla come a favorire l'azione di Harry-VedoBene.
*Un cronista sportivo si sporge dalle tribune per osservare la panchina dei Ciechidenocchio, sospettando che l'azione appena vista provocasse una qualche reazione da parte dell'allenatrice, ma quella invece di chiedere il cambio è tutta indaffarata a sbucciare i 4 secchi di Fusaie appena ricevuti in regalo dalla panchina avversaria.
Il giorno dopo sul giornale sportivo appare un titolo a 6 colonne. "Sarebbe stata una partita regolare, fosse stata presente Tempra-Maria-Gioia-CoreLei. Con lei certe cose non succedono"
L'anziano difensore Mitico -Fortunato-Lento è palesemente nel panico. Vorrebbe fermare Harry-Vedobene, ormai lanciatissimo verso la porta, ma è troppo lontano e Abello-Acchiappotuttoio lo tiene fermo per le spalle e lo scuote continuando a ripetergli: "Nooooo 5x4 15, 5x4 15".
Gol. Sordomuti 1 Ciechidenocchio 0
Diario Mitico, riunione Sindacale


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

GRANDI FOTOGRAFI | Diane Arbus, la bellezza del diverso

$
0
0
Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate.
© Diane Arbus, Identical Twins
Diane Arbus, nata Nemerov, è stata una fotografa statunitense di origine ebrea.
Nata a New York nel 1923, conosce e sposa giovanissima il marito Allan Arbus; con questi, all’indomani della Seconda guerra mondiale, inizia la carriera di fotografa.
All’inizio sembra essere poco più che un’assistente del marito fino a che alla fine degli anni ’50, abbandonati il rigore formale e la perfezione tecnica che percepisce come un eccessivo abbellimento della realtà, parte alla scoperta – come le aveva suggerito la sua insegnante Lisette Model – “di ciò che non ha mai fotografato e di cui ha paura”.
Inizia la parabola artistica della Arbus che in soli dieci anni – dal 1960 al 1971, anno della suo suicidio – fa di lei la fotografa del proibito o come odiava essere definita, “fotografa di mostri”.
Le fotografie per cui la Arbus ancora oggi è conosciuta sono quelle che ritraggono i freaks (volgarmente tradotto come “mostruosità”); quelle “meraviglie” che l’avevano colpita e impressionata nell’omonimo film di Tom Browing - girato nel 1932 - e che ritrae solitamente nelle loro case e nelle loro stanze da letto a sottolineare, se ancora non fosse del tutto chiaro, la reciproca accettazione e il grado di intimità raggiunto con i soggetti fotografati.
Con la sua Pentax 6x7 sperimenta uno stile che, all’apparenza classico, da una grande solennità a quegli individui particolari che posano davanti ai suoi occhi senza inibizioni; ermafroditi, gemelli, giganti, nudisti, omosessuali e travestiti, insoliti bambini e strane coppie borghesi sono modelli eccezionali di una normalità straziante accentuata dal bordo nero di quelle fotografie che dopo celebri mostre ed esposizioni devono essere spesso pulite dagli sputi dei visitatori.
Tra gli scatti più famosi ricordiamo: Identical Twins, (1967), una foto di due giovani sorelle gemelle, una a fianco dell'altra, vestite di velluto. Una leggermente sorridente e l'altra leggermente imbronciata sono la caratteristica bipolare della fotografa stessa.
Stanley Kubrick – amico della Arbus – la omaggerà in Shining (1980) rubando la composizione delle gemelline Grady da questa celebre foto.
La biografia della Arbus è la trama del film del 2006 “Fur - Un ritratto immaginario di Diane Arbus” del regista Steven Shainberg, con Nicole Kidman.


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

L’ULTIMA COSA | Per rispettare la privacy: Silvia (alias Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere)

$
0
0
Dal più rappresentativo poeta del Romanticismo italiano, nonché di tutto l’800, ci si aspetterebbe una morte in giovane età (ricordo una frase di Menandro che lui stesso iscrisse introducendo il canto Amore e Morte: “Muore al giovane colui che al cielo è caro”): morte che in effetti avvenne alla “tenera” età di 39 anni.
Dal poeta che diede vita alla poesia libera, da colui che spezzò il dispotismo del sonetto petrarchesco, ci si aspetterebbe una morte giovane (cosa che, come abbiamo visto sopra, avvenne) ed eroica, alla Byron, alla Foscolo, combattendo per la patria magari, o per un ideale. No, questo non avvenne.
Giacomo Leopardi, infatti, si trovava in provincia di Napoli, accudito dall’amico Antonio Ranieri da cui cercò di carpire il segreto per conquistare una donna, lui che morì vergine e che, forse, a causa delle tante sue indisposizioni fisiche, era anche impotente: la tubercolosi ossea, le gobbe (una avanti e una dietro), la quasi cecità, lo angustiarono per tutta la vita. Era in compagnia di Ranieri, dicevo, e della sorella di quest’ultimo, a pranzo, in una villetta nelle campagne del napoletano, quando gli venne servita una minestra bollente, che lui trangugiò di gusto. Al termine del pranzo, volle assaporare le gelide granite napoletane di cui era ghiotto. Così fece. Non passò molto, che si sentì mancare: una stanchezza improvvisa, un male al cuore, una totale abulia, che lo costrinse a letto in poco tempo, febbricitante e dolorante all’intestino. Fu congestione. Morì, Giacomo Leopardi, per una congestione, accudito dall’amico Ranieri, mentre a Napoli imperversava un’epidemia di colera. Così sfortunato, dunque, da morire non per colera, come sarebbe stato ovvio in quegli anni di malasanità e carestie, ma di semplice congestione. Troppo caldo (la minestra) e troppo freddo (le granite) gli causarono quella congestione che lo portò alle sue ultime parole: “Totonno, non ti veggo più” (“Antonio, non ti vedo più”). Che non lo vedesse più, dato il suo difetto agli occhi, era normale: un peccato fu, che non lo avrebbe davvero visto più.
Aveva il vizio di fiutare tabacco e di non star mai fermo con le dita delle mani, un fattore nervoso: era iperattivo. Ciò che lo distrusse, però, fu il suo incredibile amore per i dolci, insomma: soffriva di cioccolismo, dipendenza da dolciumi. Nonostante l’amico Ranieri (che salvò la sepoltura di Leopardi dalla fossa comune: a causa del colera, tutti i morti di quegli anni venivano sepolti lontano dalle città in fosse comuni) avesse avvertito le autorità della morte del poeta per idropisia (cioè un edema, uno stravaso del sangue dai vasi che, fuoriuscendo dalle vene, si deposita negli organi causando un gonfiore, di solito a livello addominale), le ipotesi sulla morte di Leopardi si moltiplicarono: qualcuno avanzò l’ipotesi che fosse morto per un’indigestione causata da confetti di Sulmona offertigli dalla sorella di Ranieri. Probabile, data la sua dipendenza. Ma non fu così.
Una congestione lo stroncò, un’umana congestione. È il modo che il Signore ci ha dato per capire che anche lui, che tutto sapeva o pensava di sapere, era un uomo, uno di noi?

Giacomo Leopardi - Amore e Morte letta da Carmelo Bene


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

Tre libri per affrontare le giornate di novembre

$
0
0
Le giornate corte, le lunghe serate da trascorrere in casa, avvolti nella sensazione di calore e di vita che cala, per rifiorire poi nell’annuncio del nuovo anno, favoriscono la lettura. 
L'idiota di Dostoevskij Fëdor (Mondadori, pagg. 912, €11,00)
L’autunno è una stagione che ci sarà complice nella rilettura dei classici e inizio con la proposta di (ri)leggere L’idiota di Fëdor MichajlovičDostoevskij.
Il principe Miskyn è un personaggio che, con la sua luce interiore, la sua purezza d’animo, illuminerà la stagione e ci farà luce nella nebbia del paesaggio che ci circonda. Un personaggio indimenticabile che da solo vale la lettura. Non importa com’è la storia (lui che torna dalla Svizzera, dove era ricoverato per curare la sua epilessia, squattrinato e senza conoscenze, e si innamora di Nastas’ja, diventando così antagonista di Rogozin e creando situazioni di grave tensione e rabbia, fino al momento finale di cui non vi dirò); ciò che importa in questo romanzo è la fulgida bellezza, lo splendore del principe Miskyn.
Misery di King Stephen (Sperling & Kupfer, pagg. 320, €9,90)
Il secondo romanzo abbandona il classicismo della grande Russia e ci porta tra le montagne del Colorado, dove uno scrittore, Paul Sheldon, ha un gravissimo incidente d’auto e perde i sensi. Quando rinviene, si trova nella casa di un’infermiera che lo assiste con cure amorevoli. L’infermiera è una sua fervente ammiratrice che, purtroppo, non approva la morte di Misery, un personaggio di Sheldon, e vuole che lui la resusciti. Il romanzo è, appunto, Misery, e Stephen King ha scritto una storia forte che vi farà tremare. Per fortuna sarete, complice un novembre che sta rinfrescando e la nebbia che avvolge la vostra casa, davanti al caminetto acceso, coperti da un plaid. I brividi vi passeranno subito perché la storia vi appassionerà fin dall’inizio.
Il territorio nemico di Scrittura Industriale Collettiva (Minimum Fax, pagg. 308, €15,00)
Infine suggerisco un romanzo storico ma con una modernità e innovazione che vi sorprenderà: In territorio nemico (SIC, Minimum fax, 2013), una storia di Resistenza e di amore familiare. Oltre a essere una storia bella che vi appassionerà, questa di Matteo Curti, della sorella Adele e del marito di lei, Aldo, una storia che percorre l’Italia e i sentimenti che dividevano il nostro Paese nelle lotte tra Partigiani e fascisti, in un paese in cui nascevano i primi scioperi e si lottava per il lavoro e per la vita, questo romanzo ha un plus: è stato scritto da 115 autori, ed è, quindi, il primo romanzo a scrittura collettiva che ha coinvolto un numero così grande di scrittori. Lo suggerisco anche perché la vicenda narrata nasce da testimonianze vere e fa parte della nostra Storia. In questo periodo così delicato è giusto che non la dimentichiamo.


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

SCHELETRI D'AUTORE | Artemisia Gentileschi: l'arte femminista e la violenza ai tempi di Caravaggio

$
0
0
Questa femina, come è piaciuto a Dio, havendola drizzata nelle professione della pittura in tre anni si è talmente appraticata che posso adir de dire che hoggi non ci sia pare a lei, havendo per sin adesso fatte opere che forse i prencipali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere.
(Orazio Gentileschi, in Artemisia Gentileschi. La pittura della passione, a cura di Tiziana Agnati e Francesca Torres, Edizioni Selene, Milano, 2008)
Artemisia Gentileschi, Autoritratto come allegoria della Pittura, 1638-39, Royal Collection, Windsor
È il 1649, ci troviamo a Napoli e la protagonista della nostra storia è Artemisia.
Artemisia, donna coraggiosa e impavida a capo di una rinomata bottega composta da giovani di grande talento che amano dipingere all’artemisiana; Artemisia, “pittora” all’epoca cinquantaseienne, che si trova spesso a discutere sul prezzo dei suoi quadri poiché dipinti dal gentil sesso e per questo richiesti ad un prezzo dimezzato.
Artemisia Lomi Gentileschi ( Roma, 1593; Napoli, 1653) è stata una grande pittrice italiana di scuola caravaggesca. Figlia del pittore Orazio Gentileschi, anch’egli della “schola” del Caravaggio, sin da bambina coltiva l’amore per la pittura, arte rigorosamente riservata agli uomini; è il padre stesso ad incoraggiarla nella scelta avendone intuito le eccezionali doti: insegnerà a lei il mestiere introducendola non solo al disegno anatomico e all’uso del colore, ma anche al realismo drammatico del Caravaggio.
Cresciuta nella meraviglia della Roma di Paolo V, probabilmente viene presentata come un ragazzo e le è possibile fare pratica seguendo il suo mentore – genitore nelle anticamere cardinalizie e sui ponteggi dei più prestigiosi cantieri.
Nel 1611, all’età di diciotto anni, poteva vantare già una grande esperienza; tuttavia è proprio in questo stesso anno che la vita di Artemisia viene sconvolta: Agostino Tassi, pittore e fidato amico di famiglia, viene accusato di stupro da Orazio Gentileschi.
Ma come andò realmente la questione?
Bisogna partire dall’analisi di quella che è considerata una delle opere maggiori della Gentileschi: “Susanna e i Vecchioni”.
Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni, 1610, collezione Schönborn, Pommersfelden
Per la critica è impossibile non associare la pressione che i due Vecchioni esercitano sulla figura di Susanna al complesso rapporto che Artemisia aveva tanto con Agostino Tassi quanto, pare, con il padre Orazio. Durante il processo a suo carico il Tassi affermò che Artemisia si era spesso lamentata della morbosità con cui il padre si rivolgeva a lei trattandola, molto spesso, come se fosse sua moglie.
Secondo un’analisi iconologica, tra l’altro, uno dei due Vecchioni è particolarmente giovane e ha una barba nera come quella che, sembra, avesse il Tassi; l’altro Vecchione, invece, ha fattezze molto simili a quelle con cui Antoon van Dyck rappresentò Orazio Gentileschi in una sua incisione.
Al tempo dello stupro, Agostino Tassi, era impegnato insieme al Gentileschi, nella decorazione a fresco delle volte del Casino delle Muse nel Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma; era frequente che Agostino si trattenesse nelle dimora dei Gentileschi dopo il lavoro e mirasse già da tempo alla giovane ragazza, sebbene non ricambiato. Dopo l’ennesimo rifiuto l’aggredisce, come Artemisia stessa riporta durante il processo:
«Serrò la camera a chiave e dopo serrata mi buttò su la sponda del letto dandomi con una mano sul petto, mi mise un ginocchio fra le cosce ch'io non potessi serrarle et alzatomi li panni, che ci fece grandissima fatiga per alzarmeli, mi mise una mano con un fazzoletto alla gola et alla bocca acciò non gridassi e le mani quali prima mi teneva con l'altra mano mi le lasciò, havendo esso prima messo tutti doi li ginocchi tra le mie gambe et appuntendomi il membro alla natura cominciò a spingere e lo mise dentro. E li sgraffignai il viso e li strappai li capelli et avanti che lo mettesse dentro anco gli detti una stretta al membro che gli ne levai anco un pezzo di carne»

Dopo la violenza il Tassi propone di sposare Artemisia per riparare al torto fatto: il problema è che il pittore è già sposato (e nel frattempo mantiene una relazione incestuosa con la sorella della moglie).
Gli atti del processo – conclusosi con una lieve condanna per il Tassi – hanno avuto una grande influenza per la lettura in chiave femminista di Artemisia stessa; è da sottolineare il fatto che, a prova della sincerità delle sue affermazioni accusatorie, la Gentileschi decise di deporre le accuse sotto tortura consistente nello schiacciamento dei pollici che, per una pittrice, sono totale strumento di lavoro.
La tela, che raffigura Giuditta che decapita Oloferne (1612-13), conservata al Museo Capodimonte di Napoli, impressionante per la violenza della scena che raffigura, è stata interpretata in chiave psicologica e psicoanalitica, come desiderio di rivalsa rispetto alla violenza subita.
Artemisia Gentileschi, Giuditta che decapita Oloferne (1612-1613), Napoli, Museo di Capodimonte
Oltre alla reputazione di donna licenziosa che l’avrebbe accompagnata per il resto della vita, il fattaccio procurava ad Artemisia un indesiderato marito nella persona del maturo fiorentino Pierantonio Stiattesi, insieme al quale, agli inizi del 1613, si trasferiva a Firenze.
Nonostante il successo, a causa di spese eccessive, sue e di suo marito, il periodo fiorentino fu tormentato da problemi con i creditori. Si può ragionevolmente collegare al desiderio di sfuggire all'assillo dei debiti e alla non facile convivenza con lo Stiattesi, il suo ritorno a Roma che si realizzò in maniera definitiva nel 1621.
Dopo diversi viaggi e periodi lavorativi tra Venezia, Roma e l’Inghilterra Artemisia arriva a Napoli dove muore nel 1653.
Se la sequenza dei dipinti è impressionante, di grande richiamo è anche la selezione delle appassionate e inedite lettere d’amore autografe indirizzate a Francesco Maringhi, dove emerge la personalità forte e talvolta dura, ma sempre leale e appassionata, l’intelligenza brillante e la grande ambizione di questa eroina del Barocco.
Sulla vita della Gentileschi è basato il film Artemisia. Passione estrema (1997) di Agnès Merlet: una possibilità in più per appassionarsi alla vita di una grande artista e femminista italiana.


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.

MOSTRA FOTOGRAFICA | L'Armenia a 25 anni dal sisma di Danilo Balducci

$
0
0
Il 7 dicembre 1988, a Gyumri, in Armenia, una violentissima scossa di terremoto distrugge la città provocando 25 mila morti.
Nel 2013, a Gyumri, sembra ancora il 1988, e ancora oltre 2000 famiglie vivono nelle loro domiks, che in russo significa piccola casa. Dopo aver documentato a fondo il terremoto nella propria città, il fotografo Danilo Balducci ha sentito il bisogno di vedere realtà simili, ed è andato nella città armena per raccontare con le immagini la sua storia, tra cimiteri infiniti e lamiere, tra pozzanghere, vagoni ferroviari, container e costruzioni d'amianto.

© Danilo Balducci
Ne è nata Domik, la mostra inaugurata il 26 ottobre a Roma nella sede di Antropomorpha Fotografia, in cui l'autore ha presentato il suo lavoro in bianco e nero: una selezione di trenta foto sviluppate tradizionalmente in camera oscura.
Ho vissuto e documentato a fondo il terremoto nella mia città d’origine, L’Aquila, sentendo il bisogno di ricercare in Armenia un’immagine di ciò che “saremo”, in un luogo lontano ma vicinissimo nella sua disgregazione, dignità, apparente oblio.
Dopo aver documentato a fondo il terremoto nella propria città d’origine, Danilo Balducci ha sentito il bisogno di vedere e capire altre realtà simili a quella fotografata a L’Aquila.
In Armenia e in particolare nella città di Gyumri, il 7 dicembre del 1988 una violentissima scossa di terremoto uccise all’istante 25.000 persone e a tutt’oggi 2.000 famiglie vivono ancora nei domiks (in russo piccola casa), vagoni ferroviari, containers, case di amianto.
L’inverno è il periodo peggiore per le famiglie che alloggiano nei domiks forniti dal governo sovietico o che, spesso, hanno costruito con le proprie mani.
© Danilo Balducci
«Una specie di "come saremo" applicata alla mia città d'origine» continua il fotografo «dove, in parallelo con Gyumri, il tessuto sociale è stato disgregato, dove le abitudini dei cittadini sono cambiate radicalmente».
L'appuntamento è presso la sede di Antropomorpha, in via Castruccio Castracane 28a a Roma.
Invito alla mostra
È facilmente raggiungibile con la Metro A: fermate Re di Roma o San Giovanni o in autobus, con il numero 81 oppure 810 fino alla fermata Circonvallazione Casilina.
La mostra sarà visibile fino a sabato 16 novembre, tutti i giorni eccetto sabato e domenica, dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 19.30.

Per informazioni contattare il numero è possibile contattare il numero 06 6480 1418 o visitare il sito: www.antropomorpha.it
Link di riferimento foto:www.danilobalducci.eu


Se l'articolo ti è piaciuto, iscriviti ai feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del magazine, oppure diventa fan della nostra pagina facebook e seguici su twitter. Se hai la passione per la fotografia non perderti il nostro gruppo su flickr e seguici su instagram.
Viewing all 201 articles
Browse latest View live